C’era una volta un pallone e un santuario. La polvere e dei ragazzi che volevano giocare, volevano giocare nella squadra della loro comunità, tra la loro gente. Per la loro gente. Il calcio è identità, e lo è ancora in posti come La Quercia, una frazione di Viterbo che con Viterbo centra magari per ragioni geografiche, magari per ragioni economiche e amministrative, ma che mantiene comunque una storia tutta sua. Un’identità, appunto. Ecco perché domenica, dalle 17.30, la gente de La Quercia si ritroverà al campo sportivo per una cosa speciale: per ricordare e ringraziare un querciaiolo che non c’è più.
Lui è Checco Biscetti, scomparso un paio di mesi fa, lasciando soli i tantissimi che l’hanno conosciuto e gli hanno voluto bene. Uomo di calcio, era Checco. Il dirigente di una volta, come non li fanno più: che si faceva in quattro per organizzare una squadra, per garantire ai ragazzi un’altra stagione, un altro campionato, all’ombra del Santuario. Perché i posti come La Quercia sono posti speciali: i ragazzini vivono col pallone attaccato ai piedi sin da scriccioli. Giocano nelle piazze, nelle viuzze strette, ai giardinetti. Ma ad una certa età ci vuole un campo, una squadra e un’organizzazione dietro per continuare a divertirsi. Così si cresce, così si diventa uomini. Biscetti era quello che rendeva tutto ciò possibile, che trasformava in realtà i sogni dei giovani del borgo. Suo papà, Cencio, aveva fondato insieme al mitico Don Sante la prima squadra del posto: era il 1946, la guerra era appena passata e si poteva tornare anche a fare sport. Unione sportiva La Quercia, si chiamava quella prima creatura. E Checco, da grande, volle ricalcare lo spirito di suo padre – e di quei tempi da pionieri: nel 2003 creò la Unione sportiva Querciaiola. Nome leggermente diverso, stessi principi morali, porte aperte ai calciatori querciaioli.
Già, gli stessi che domenica hanno organizzato il primo memorial Checco Biscetti. Alle 17 il saluto di Don Alberto Canuzzi. Poi la partita, anzi il partitone: oltre sessanta giocatori di ieri e di oggi de La Quercia si alterneranno sul campo. Vecchie glorie e onesti mesterianti, terzinacci picchiatori e attaccanti velenosi: sarà uno spettacolo vederli giocare. Poi, dalle 20.30, il terzo tempo: panini, bibite, e una mostra di immagini sulla storia del calcio querciaiolo, da quel 1946 ad oggi. Foto in bianco e nero e magliette sgargianti, derby indimenticabili e piccoli gesti di cui qualcuno sta mantenendo viva la memoria. I ragazzi dell’Us Querciaiola hanno fatto le cose in grande, e invitano tutti quelli che hanno conosciuto Checco – ma anche i veri sportivi – a non mancare all’appuntamento. Perché un grande uomo di sport si ricorda così, e anche andando in campo ogni volta con lo stesso spirito.