Battere la crisi, si può grazie all’innovazione. L’artigianato si dimostra essere il terreno più fertile per l’implementazione di nuove tecniche digitalizzate. I mestieri tradizionali possono ritrovare slancio e vigore abbattendo i vecchi confini culturali e lasciandosi contaminare dall’innovazione tecnologica: digitalizzazione delle tecniche e personalizzazione dell’offerta rappresentano le leve sulle quali fare pressione per abbattere il muro della crisi. Le prospettive offerte dal concetto di smart city hanno aperto un ventaglio di possibilità per il mondo dell’impresa artigiana. La tecnologia diventa il driver dell’eccellenza e le micro, piccole e medie imprese si fanno “intelligenti” per soddisfare i bisogni della comunità e, al contempo, superare quei limiti e quegli ostacoli di cui è portatrice la crisi.
Fa capolino una nuova generazione di artigiani: imprenditori digitalizzati, connessi, signori della rete capaci di conciliare la storia dei loro mestieri con le nuove tecnologie foriere di possibilità illimitate. Si fanno notare, così, i primi esempi di imprese “smart”, dalle lavanderie intelligenti, che applicano microchip ai capi per prevenirne lo smarrimento o il deterioramento, ai saloni di parrucchieri dotati di specchiere multimediali in grado di mostrare ai clienti come starebbero con tagli e acconciature differenti, prima ancora di realizzarli. Esempi, questi, che dimostrano come la digitalizzazione e più in generale le nuove tecnologie possono sposarsi con il lavoro artigiano in un connubio vincente.
Uno studio di Confartigianato Imprese ha rintracciato questi nuovi artigiani “intelligenti” geolocalizzati in base alle “smart city” italiane. I dati raccolti evidenziano la presenza di 335mila imprese artigiane (pari al 25,6% del totale nazionale delle imprese artigiane) in 124 comuni identificati come “smart”.
I dati relativi alle città intelligenti nel nostro Paese sono incoraggianti, anche se è evidente che c’è ancora molto da fare per superare l’approccio episodico che caratterizza il fenomeno delle smart cities. È certo che, con uno sforzo congiunto che veda coinvolti tutti i soggetti interessati, dai cittadini alle PMI, passando per le pubbliche amministrazioni, nel giro di poco tempo tutti i nostri comuni potranno dirsi “intelligenti”.
La crisi economica pressante e la necessità d’innovazione fisiologica delle piccole e medie imprese sono un ottimo stimolo che spinge in direzione del cambiamento. Affinché si possano realizzare progetti di città intelligenti è fondamentale andare incontro alle necessità della collettività grazie al coinvolgimento delle imprese artigiane capaci di recepire e interpretare le istanze dei cittadini-utenti. Esigenze pratiche catalizzano energie per nuovi lavori: in questo modo s’innesca un meccanismo di domanda-offerta estremamente fecondo per le realtà artigiane che saranno capaci d’interpretare il nuovo concetto smart.
Personalmente noi auspichiamo da sempre in un ritorno al picchio e alla pala di Filippo Rossi da Trieste e dei suoi sguaiatissimi seguaci.