16112024Headline:

Birindelli e Gianlorenzo, la coppia terribile

Paolo Gianlorenzo... molto vicino ai carabinieri

Paolo Gianlorenzo… molto vicino ai carabinieri

Adriano Celentano e Claudia Mori, negli anni ’70, erano la coppia più bella del mondo. Quarant’anni dopo, all’ombra della Pallanzana, Paolo Gianlorenzo (giornalista d’assalto e anche qualcosina in più) e Angela Birindelli (assessore regionale per quota rosa ricevuta) hanno formato la coppia più furba del mondo. Talmente furba da finire pesantemente nelle maglie della Giustizia, che ora l’accusa di una serie di reati da cui i due dovranno difendersi, trovando argomenti molto convincenti se vorranno uscirne indenni.

Certo è che Massimiliano Siddi, il pm che ha condotto l’inchiesta, di elementi ne ha trovati a iosa, soprattutto perché i due – convinti di avere il mondo in mano – parlavano al telefono in maniera fin troppo disinvolta, ignorando che il maresciallo ascoltava, registrava e verbalizzava.

Gianlorenzo in particolare, vantava amicizie ad alto livello nell’Arma dei carabinieri da cui – si legge nella nota informativa redatta dal comandate della Polizia Stradale Federico Zaccaria e inviata al pm – riusciva ad avere anche notizie coperte da segreto istruttorio o con cui commentava, in maniera più o meno ortodossa, anche certi atti ufficiali della magistratura viterbese (uno su tutti: la sentenza con cui il giudice Fanti negò l’arresto di Pippo Aloisio nell’ambito della maxi-inchiesta sulla Asl).

E Angela Birindelli? In guerra eterna col suo rivale, ma sodale di partito di Francesco Battistoni, che aveva detronizzato da assessore all’agricoltura in virtù della normativa sulle quote rosa, aveva trovato in Gianlorenzo una valida stampella per distruggere il suo avversario, in cambio – ovviamente – di qualche aiuto economico al giornale del direttore-spaccatutto e di un lavoretto ben retribuito per la di lui consorte.

Quello che ne esce dalla chiusura di un’indagine durata un paio d’anni è un quadro quanto mai desolante: dove la lotta politica si faceva senza esclusione di colpi: dagli articoli diffamatori sul giornale diretto da Gianlorenzo , alle minacce inviate tramite sms, al confezionamento dei dossier (più o meno veritieri) per raggiungere lo scopo che ci si era prefissi.

Battistoni e Birindelli: nemici per la pelle

Battistoni e Birindelli: nemici per la pelle

Così, nei confronti del povero Francesco Battistoni, definito “don Chisciotte” dal giornalista e “codardo” dall’assessora, fu messo in piedi un vero e proprio tentativo di estorsione. Si indagò sulla sua vita privata e sui suoi beni patrimoniali perché i due avevano deciso di distruggerlo politicamente. L’episodio clou di tutta la vicenda è la missione a Roma di Paolo Gianlorenzo che, munito di documentato dossier, tentò invano di essere ricevuto dall’allora governatore Renata Polverini. Lo accoglierà invece il suo capo di gabinetto Gianni Zoroddu. Il quale, dopo aver ascoltato, lascerà morire la cosa.

Ma Angela Birindelli non stava certo a guardare. Così decise di far fuori un semplice impiegato dell’Arsial di Caprarola, tale Stefano Bizzarri di Bagnoregio, solo perché vicino a Francesco Battistoni. L’assessora farà fuoco e fiamme, coinvolgendo anche il commissario dell’ente Erder Mazzocchi, finché non sarà riuscita a spuntarla.

Ma anche gli affari avevano il loro peso. E così la bella Angela da Bolsena, avvicinandosi il Vinitaly 2012 (manifestazione che si tiene annualmente a Verona e alla quale partecipa la Regione Lazio) non esitò a esercitare pressioni nei confronti dei vertici dell’ente veneto per imporre ditte a lei vicine (quelle che facevano capo a Giuseppe Fiaschetti, all’epoca presidente della Viterbese calcio)  “per trarne un vantaggio economico” scrivono gli inquirenti .

Ugo Sposetti

Ugo Sposetti

Ma torniamo a Gianlorenzo, il quale sguazzava come una trota nel marasma degli scandali che ormai da anni coinvolgono la politica. Sicché, dopo essersi occupato per mesi di Sanitopoli ed aver chiesto la decapitazione di Pippo Alosio (colpevole soprattutto, a suo modo di vedere le cose, di essere amico di tale Beppe Fioroni) decise di fare il grande salto e di occuparsi di fatti di rilevanza nazionale. Così, quando scoppiò il caso di Luigi Lusi (l’ex tesoriere della Margherita poi arrestato per aver sottratto milioni di euro dalle casse del suo partito) neanche gli sembrava vero di poter attaccare – anche se in modo indiretto – il nemico numero uno. E allora si rivolse a due persone: il primo è Gianmarco Chiocci, giornalista che scrive su “Il Giornale”, organo di informazione nazionale, certo più adatto a queste cose rispetto al suo modesto e localissimo “L’Opinione di Viterbo”; il secondo è Ugo Sposetti, parlamentare del Pd che non gode di particolari simpatie per il collega ex ministro. A Sposetti Gianlorenzo chiese il dossier su Lusi, ma “l’interlocutore – scrivono sempre gli inquirenti – mostra perplessità perché vuole rimanere nell’ombra”. Poi però i due s’incontrarono in un bar di via Cattaneo l’11 marzo 2012 e quattro giorni dopo Sposetti consegnò a Gianlorenzo (così afferma Gianlorenzo stesso) quello che Gianlorenzo gli aveva chiesto in un incontro avvenuto stavolta a Roma, davanti al Parlamento . Lo stesso giorno Gianlorenzo chiamò un collega di un altro giornale per esternargli la sua soddisfazione: “Domani l’Espresso farà a pezzi Rutelli” disse con voce trionfante.

Il resto è cosa nota: Lusi sarà arrestato, ma gli altri dirigenti della Margherita non verranno coinvolti nello scandalo. Però lui, Paolo Gianlorenzo da Viterbo, ce l’’aveva proprio messa tutta.

Policy per la pubblicazione dei commenti

Per pubblicare il commenti bisogna registrarsi al portale. La registrazione può avvenire attraverso i tuoi account social, senza dover quindi inserire ogni volta login e password o attraverso il sistema di commenti Disqus.
Se incontrate problemi nella registrazione scriveteci webmaster@viterbopost.it

333   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Caro Sassi,

    Gianlorenzo sarà quel che sarà, e comunque deciderà un tribunale se è colpevole o innocente riguardo ai reati che gli vengono contestati, ma a Pippo Aloisio (personaggio squisitamente albertosordiano: massone in Umbria e seguace di Peppe Bucia in Tuscia) la stessa magistratura, e non il giornalista d’assalto falisco, imputa reati altrettanto gravi di quelli che il pm Siddi contesta all’ex direttore dell’Opinione e all’ex assessore Birindelli. Peccato però che né sul suo sito né soprattutto sul sito di the big but stinky journalist (che ha trasformato l’inchiesta Gianlorenzo-Birindelli in un autentico feuilleton a puntate) si siano letti articoli dettagliati e polemici sui tanti (e a volte piccanti) retroscena (ce ne sono, eccome se ce sono, caro Sassi) dello scandalo ASL che coinvolge persone vicinissime, in primis il menzionato Aloisio e il Sor Paoloni, all’onorevole Peppe Bucia. Il classico due pesi e due misure?

Pubblica un commento

Per commentare gli articoli, effettua il login attraverso uno dei tuoi profili social
Portale realizzato da