L’Udc, in provincia di Viterbo, esiste ancora? Il patrimonio di valori riformisti che contraddistingue la proposta politica del partito ha ancora una funzione propositiva? E, soprattutto, le centinaia di donne e uomini che in nome di tali principi hanno scelto di impegnarsi direttamente possono ancora svolgere un ruolo, nel confuso e contradditorio scenario politico-amministrativo viterbese? Secondo me sì, e per dare corpo e sostanza a questa convinzione intendo riportare al centro del dibattito la necessità di riannodare il filo di un discorso spezzato più da beghe e dissidi intestini, che dall’esaurimento di un progetto che, viceversa, ritengo sia ancora attuale, e il cui obiettivo è la costituzione di un nucleo politico capace di aggregare il popolo dei moderati.
Non dimentichiamo che, seppur offuscata da vicende politicamente di retroguardia, l’immagine reale dell’Udc è quella data da decine e decine di consiglieri, assessori, sindaci, che con impegno e dedizione portano avanti ogni giorno il loro mandato, senza alcuna velleità personale, al solo scopo di mettere in pratica quello spirito di servizio da sempre patrimonio comune del partito. A queste persone perbene occorre dare un riferimento certo. Tutti quanti ricordiamo le vicende che hanno avuto come conseguenza lo scollamento di un gruppo dirigente espresso, non dimentichiamolo, da un congresso regolarmente celebrato. Questioni legate a una discutibile gestione, che ha ignorato la collegialità necessaria, hanno portato al commissariamento del partito, ma la nomina del commissario, a causa della latitanza di colui che doveva ristabilire regole e ruoli, ha contribuito ad alimentare la diaspora interna. A ciò è seguita una fase di impazzimento che ha condotto alla frammentazione culminata, alle recenti elezioni comunali di Viterbo, con la presenza e l’elezione di esponenti di matrice Udc in liste diverse e contrapposte. Anch’io forse, in questo caso, ho avuto le mie colpe, nell’assecondare chi seguiva velleità personali. Ma oggi la situazione che ne è scaturita non è più tollerabile. Non possono essere i soli quattro consiglieri provinciali, riuniti nelle loro stanze, a dettare la linea dell’Udc di Viterbo. Loro sono lì perché eletti dietro un simbolo a cui tutti quanti abbiamo contribuito a dare credibilità. Non sono solo loro quindi, a rappresentare il partito nella Tuscia.
Serve ricreare dunque, anche dal punto di vista fisico, un luogo di confronto, all’interno del quale riportare il dibattito su ruolo e funzione di una forza politica la cui tradizione di credibilità e originalità della proposta non possono più essere mortificate. E’ per queste ragioni che invito il vice-segretario provinciale vicario e il presidente del comitato provinciale, o in alternativa il suo vice, a suo tempo regolarmente eletti nel corso dell’ultimo congresso, a farsi promotori presso il commissario regionale per la convocazione, quanto prima, dei due organi statutari. Lo scopo è far tornare a parlare le persone, per riaprire il confronto e rinnovare la proposta, che non si significa fuori i vecchi e dentro i giovani, ma vuol dire creare lo spazio per il contributo di tutti. Ma, soprattutto, l’intenzione è chiarire finalmente chi ci sta ancora e chi invece se ne è già andato altrove, o se ne sta andando, magari per inseguire ambizioni che con l’Udc non hanno nulla in comune.
Ecchissenefrega dell’Udc no?
…..ma sei hai chiesto la tessera del PD fino a ieri per tenerti aggrappato al carro del vincitore….