In un consiglio comunale ingolfato di argomenti, e pure importanti, e pure grossi, c’è sempre la cultura a fare capolino. Una risorsa, d’accordo, specie per una città come questa, che trasuda (o dovrebbe trasudare) storia, arte, tesori. Ma qui, in mezzo a questo caldo boia ( a proposito: bella idea convocare l’assemblea alle tre del pomeriggio, la prossima volta però facciamola in Lapponia), l’unica cosa a trasudare sono le accuse. Più o meno pretestuose.
E così, in mezzo a ventilatori e bottigliette d’acqua, discussioni sui rifiuti e su piani Peep, ecco sbucare la cultura, declinata in tutte le salse. La prima a tirare fuori l’argomento è Chiara Frontini, ma senza malizia. La sua è una richiesta formale all’assessore Alessandra Zucchi su come ricordare la figura di Pietro Rossi, “unico garibaldino viterbese, veniva dal quartiere di San Luca, ha partecipato alla spedizione dei Mille. Mi ricordo che la precedente amministrazione Marini gli aveva dedicato il cavalcavia che unisce la Teverina e il Poggino”. Che non è proprio centralissimo, diciamo. Così Frontini propone: “Perché non mettere una targa dedicata a Rossi in piazza Unità d’Italia? D’altronde il 14 settembre ricorre l’anniversario della nascita”. Già, ci starebbe tutta. L’assessore Zucchi replica così: “Abbiamo controllato e non risulta una deliberazione della giunta precedente sull’intitolazione di una via a Rossi. Comunque, prendiamo atto della proposta della consigliera e ci riserviamo di accertare la portata storica del personaggio”. Come dire: siamo sicuri che sia stato un garibaldino? Siamo sicuri che sia stato viterbese? Siamo sicuri che si merita una targa? E, in mancanza di meglio, questo potrebbe essere il giallo dell’estate (ma anche no).
Così come tende al giallo la storia di una finestra che sarebbe apparsa sulle mura, all’improvviso: chiede lumi Claudio Ubertini (Pdl), ma l’assessore al centro storico Ricci prende tempo, perché i risultati dell’indagine affidata dal Comune a Sovrintendenza, ufficio edilizio e polizia locale sono arrivate da poco. “Prima le devo leggere, poi vi dirò”. La finestra sul cortile o quella finestra è un porcile? Il dubbio rimane.
SI sale di livello con Gianmaria Santucci, vecchio filibustiere delle aule consiliari, visto che al momento e fino a nuovo ordine ne occupa due, tra Provincia e Comune. Santucci, dopo aver letto una spassosa lettera di un cittadino di Santa Barbara, giustamente preoccupato dell’imminente avvio della raccolta differenziata dei rifiuti anche in quel quartiere di confine e di conflitti, attinge anch’egli al pozzo della cultura. “Ho visto che per ripulire l’area di Ferento avete speso solo 2.930 euro. Complimenti. Come avete fatto?”. Risponde il sindaco Michelini, perché in tutto questo dibattere di cultura l’assessore alla Cultura, Jack Barelli, non è in zona. Michelini: “Abbiamo sfruttato una legge del 2001 che consente di utilizzare i mezzi di confine, risparmiando molto”. Bene. Ancora Santucci, felpato: “Mi complimento pure per i 1.540 elargiti per la festa della comunità sarda a La Quercia. Invece mi dicono che quest’anno, per la prima volta dopo quattordici edizioni, il festival Spazi e Memoria potrebbe non ricevere sovvenzioni dal Comune”. Ancora Michelini: “Difendo il contributo per la festa dei sardi, che hanno dato tanto in termini economici e culturali a questa terra sin dagli anni Sessanta, quando sono iniziati ad arrivare. E farei lo stesso con i romagnoli, se avessero fatto altrettanto. Spazi e memoria? Non conosco il festival, comunque sul finanziamento nulla è stato deciso”.
Ma i botti debbono ancora arrivare. Ci pensano, quasi all’unisono, Luigi Maria Buzzi (Fratelli d’Italia), seguito a ruota da Gianluca De Dominicis. Che chiedono lumi sulla delibera 269, ormai passata alla storia – e alla farsa – come “delibera dell’omogeneizzatore”, cioè quella figura che dietro lauto compenso (3 mila euro più oneri) dovrebbe coordinare gli eventi dell’estate e del settembre viterbese. Michelini li stoppa spiegando che quella “è solo una delibera di previsione e non è impegnativa. Nessuno ha avuto quell’incarico”. E l’impressione che nessuno mai lo avrà: quella delibera è in sonno.
E viene quasi in mente Woody Allen, nel suo capolavoro Manhattan: “Come hai fatto a superare i bidelli”, gli chiede l’amico Yale, professore che se lo ritrova all’improvviso davanti a scuola. E lui a rispondere morbido: “Che domande… sul piano culturale”.