Una città di santi…di poeti…di artisti e…di pensionati. Invecchiamento testimoniato dai numeri e dall’anagrafe. Quasi centomila (97.000, per l’esattezza) le pensioni che l’Inps eroga mensilmente nella Tuscia. Come dire che quasi un viterbese su tre riceve un vitalizio – a vario titolo – dall’istituto previdenziale. Insomma, la pensione è, oggi più che mai, una risorsa rilevante dell’economia locale. Con una, non secondaria, controindicazione: gli anziani – e non per loro colpa – spesso producono poco e costano molto in termini di spesa sociale. Basti soltanto pensare ai necessari e crescenti oneri per la medicina e, più in generale, per interventi assistenziali.
Poche, almeno in prospettiva, le speranze di invertire questo trend. Vedasi l’escalation inarrestabile dell’età media dei viterbesi che è passata dai 42,9 anni del 2002 ai 44,4 del 2012. I residenti over 65 erano 289.109 dieci anni fa, sono arrivati a quota 68.260. Quelli tra i 15 e i 64 anni erano 191.357 nel 2002, hanno toccato il tetto di 204.000 alla fine dello scorso anno. Solo 39.464 i giovanissimi, coloro compresi nella fascia tra 0 e 14 anni. E poi continua ad allargarsi la forbice tra l’indice di natalità (8,3) e quello di mortalità (11,1). Dati 2011.
I residenti nel Comune capoluogo continuano a crescere al ritmo di poco più del 6% all’anno. Un autentico boom fa registrare, invece, Monterosi (soprattutto perché relativamente vicina a Roma) i cui abitanti in dieci anni – dal 2001 al 2011 – sono saliti del 62,5% passando da 2.381 a 3.868. Ottima performance anche di Vitorchiano con un +54,2%. In testa alla classifica dei paesi che <CF1>vanno verso la desertificazione è Tessennano (-16,7% da 450 a 350 residenti), seguito da Onano (-13,0%, da 1.169 a 1.017). Più in generale risultano in arretramento tutti i centri nord-occidentali della provincia: da Latera a Grotte di Castro, da Farnese a Cellere.
Evidentemente la ”trasfusione” di immigrati non riesce a colmare il gap. La rappresentanza straniera nella Tuscia è intorno al 9%, cioè quasi un viterbese su dieci viene più o meno da lontano. Che sia extracomunitario o europeo. Sono i romeni i più numerosi, circa 12.000, che rappresentano il 44,88% degli ”stranieri”. Superano di gran lunga gli albanesi (5,85%), gli ucraini (3,63%), i macedoni (3,43%), i polacchi (3,03%). Una Tuscia, insomma, che sta diventando sempre più multietnica e sempre più assistita. Interrogativo che viene naturale: ma quando il welfare non potrà più dispensare risorse?
La Tuscia, una provincia piena di pensionati
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