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Mense scolastiche amare da digerire

MENSA_SCOLASTICA1Per tutto l’anno i genitori dei ragazzi che frequentano le scuole dell’obbligo del capoluogo hanno avuto il dente avvelenato. Da qualche giorno a questa parte però la situazione è letteralmente precipitata. E’ infatti arrivato loro, nella cassetta della posta, il modello di richiesta del servizio per l’anno scolastico che riparte a settembre. Normale routine, verrebbe da dire. Invece no, altro problema o quantomeno altro caos. Nel modulo è richiesto di allegare anche l’ISEE, la certificazione del reddito. In molti si stanno chiedendo cosa significhi, visto che fino a oggi le quote versate dalle famiglie per i pasti sono state a costo fisso.

Sul documento inviato dal Comune nessuna nota informativa, niente che spieghi il funzionamento del sistema mense per l’anno che verrà. Non sono chiare le nuove condizioni, non è chiaro quanto ogni singola famiglia dovrà andare a pagare. Un fatto non da poco, visto che di questi tempi con i soldi non si scherza.

I genitori sono rimasti perplessi e si sono intensificati i mal di pancia. Tanto che molte famiglie hanno deciso di attendere prima di consegnare la domanda, altre si sono recate negli uffici per avere informazioni dettagliate ma non l’hanno ricevute e altri ancora si dichiarano disarmati da come il servizio mense viene gestito dal Comune.

La frase cult? “Si permettono anche di giocare al buio su un servizio che, per la maggior parte dei genitori, fa acqua da tutte le parti”. Insomma ci risiamo. I cittadini aggiungono alle proteste per la scarsa qualità dei pasti questo nuovo capitolo sull’assenza di informazioni (quindi sul caos). Le perplessità sono tutte legittime: perché ci è richiesto l’ISEE? Si pagherà dunque in base al reddito? Se sì, sarà forse il caso di spiegarlo per permettere alle famiglie di farsi un’idea su cosa questa trasformazione comporta? Chi ha deciso questo cambiamento?

I genitori, che ho avuto modo di incontrare più volte negli ultimi mesi, sono interdetti per come un qualcosa di così importante nella vita dei loro figli venga trattato con approssimazione e superficialità. Soprattutto si dichiarano preoccupati per la qualità dei pasti consumati. Tante le criticità sottolineate, emerse dalle lamentele dei bambini stessi. Innanzitutto il problema del punto cottura fuori Viterbo che determina l’arrivo di piatti scotti e freddi. A seguire l’assenza di una commissione di controllo sulle materie prime e al momento del servizio. A fronte di tutto ciò arriva ora lo stravolgimento dei criteri di pagamento, deciso senza confronto e soprattutto senza dare informazioni.

Un brutto pasticcio a cui sarebbe opportuno trovare soluzione anche nel confronto con i genitori stessi. Insomma l’amministrazione Marini ha cucinato, a fine mandato, quest’ultima “pietanza” poco gradevole. Speriamo che si tratti dell’amaro e che i viterbesi sappiano presentare, questa volta, il conto.

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330   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Gentile Signora, lei non è per caso la segretaria dell’illustre politico e parlamentare Peppe Bucia? Allora si rivolga al suo principale, che di pasti e bocconi da digerire sì che se ne intende.

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