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In 500 ad ammirare Sallupara

sallupara 2Per quasi settanta anni hanno dormito, sepolte sotto una spessa coltre di macerie lasciate in dote da uno dei più tragici bombardamenti della seconda guerra mondiale. Ora sono tornate alla luce, però soltanto per testimoniare la loro presenza. Perché il recupero completo è di là da venire: c’è una mezza certezza sulle risorse, prospettive non definite sui tempi.

Stiamo parlando delle ex scuderie papali (più precisamente, di quel che resta) di Sallupara che domenica scorsa, per la prima volta, sono state aperte al pubblico. Circa cinquecento i visitatori anche a dispetto dei capricci del tempo. Un risultato che probabilmente neppure gli amministratori locali e la Pro Loco immaginavano, tanto è vero che il Comune sta valutando tempi e modi di una seconda apertura.
Visite guidate a anche un intervento non previsto del sindaco, Giulio Marini, a completare le spiegazioni storiche dei ragazzi della Pro Loco, rispetto a un manufatto risalente al primo Rinascimento, più volte ristrutturato e restaurato, in grado di «ospitare» fino a duecento cavalli contemporaneamente. Si estendeva praticamente dal lato ovest della fortezza Albornoz fino alle mura della chiesa di San Faustino per una lunghezza di un centinaio di metri e due piani di altezza.

Nell’Ottocento fu trasformato in carcere e poi quasi raso al suolo dai bombardamenti alleati. Tre navate sorrette da una trentina di colonne in peperino. In piedi non ne restano neppure una mezza dozzina, incastonate nei muri posticci della vecchia prigione. «Però le abbiamo ritrovate tutte – garantisce Marini – e le rimetteremo tutte in sesto fino a riportare le scuderie ai vecchi splendori». L’operazione di recupero è stata possibile grazie a 250.000 stanziati dalla Regione. Adesso però è necessario procedere al ripristino della struttura nel rispetto del passato. Aggiunge il primo cittadino: «C’è un milione messo a disposizione della Fondazione Carivit. Potrebbe bastare». E i tempi? Marini non si sbilancia più di tanto: «Abbiamo il progetto, dobbiamo procedere alla gara di appalto…diciamo un paio di anni». Per farne cosa? «Stiamo pensando a un centro culturale da destinare ai giovani».

C’è chi, invece, forse più pragmaticamente, immagina una sorta di location polifunzionale da abbinare ad un mercato coperto. Per esempio, quello modesto che oggi è situato all’aperto sulla piazza di San Faustino e che potrebbe ospitare esercizi pubblici diversi. L’importante è che le scuderie non tornino ad essere sepolte da terriccio ed erbacce. Sì, insomma, che quello di domenica non si trasformi in un sogno di mezza primavera.

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