Via 33 persone nella casa di cura di Nepi e 10 alla Nuova Santa Teresa. Il presidente del gruppo Ro.Ri., Fabio Angelucci, ha inviato ieri la lettera con cui avvia l’iter per la mobilità. La riduzione del personale, secondo la proprietà, dipende dai tagli perpetrati dalla Regione negli ultimi anni. Critica la Cisl che, per bocca del segretario di categoria Mario Malerba ricorda: “Il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, ha giustamente aumentato il budget destinato alle rsa e agli hospice di Villa Rosa e della clinica di Nepi. Eppure, entrambe intendono licenziare. Come si spiega?”.
La proprietà giustifica i licenziamenti nel dettaglio. Nella casa di cura di Nepi, come riporta la nota ufficiale, è stato revocato l’accreditamento regionale per la riabilitazione post-acuzie (40 posti letto) e quella motoria (25 di day hospital) con perdita di ricavi per circa 6 milioni di euro; sono stati soppressi 40 posti di lungodegenza per minori introiti pari a 700mila euro; infine, abbattimento del 40% delle tariffe di hospice domiciliare (perdita di tre milioni). Nella Nuova Santa Teresa, invece, l’attività di acuzie è stata riconvertita dal piano di rientro con riduzione di 22 posti letto (da 46 di medicina e geriatria a 24 di medicina generale), e non è mai stata rilasciata l’autorizzazione all’esercizio in regime privatistico seppur “non oggetto di finanziamento regionale”, specifica Angelucci.
La vertenza era scoppiata nelle scorse settimane. La proposta originaria della proprietà era di far scegliere a tutti i dipendenti tra due alternative: la cassa integrazione oppure i contratti di solidarietà. Lo scopo era evitare il ricorso alla mobilità. I primi di aprile, i sindacati hanno indetto un’assemblea per sottoporre a referendum le due opzioni. Le votazioni, però, sono andate deserte perché i dipendenti non intendevano accettare gli ammortizzatori sociali. E ora la famiglia Angelucci procede per la sua strada coi licenziamenti.