«Io lo considero buono» si è espresso così il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, interrogato durante la convention servizi di Confartigianato sul provvedimento del Governo sulla restituzione alle imprese dei debiti della pubblica amministrazione. Un commento a dir poco fuori dal coro se si pensa alle polemiche che, proprio in questi giorni, si stanno rincorrendo.
All’inizio di aprile Mario Monti ha annunciato il pagamento di 40 miliardi di euro in tempi rapidi alle imprese che da mesi attendono i pagamenti della Pa; la notizia è stata accolta con l’ovvio entusiasmo di chi, dopo anni di recessione, torna a riempire i polmoni di ossigeno. Non c’è voluto molto, però, prima che il decreto mostrasse i suoi limiti fatti di lungaggini burocratiche complesse e tempi di pagamento troppo lunghi per far fronte all’emergenza che sta soffocando la piccola e media impresa italiana. Partendo dai limiti intrinseci del dispositivo governativo, Rete Imprese Italia si è subito attivata cercando delle soluzioni possibili ed è stata lanciata l’idea della compensazione. Primi fra tutti a proporre questa strategia sono stati i vertici di Confartigianato che, da subito, hanno intravisto nel diritto alla compensazione dei crediti commerciali verso la Pa un rimedio concreto e soprattutto veloce.
Il processo è molto semplice e comporta che sia il creditore a stabilire quanto gli spetta. Una volta ottenuto l’assenso dall’ente pubblico, l’imprenditore procederebbe a scontare la somma dal primo versamento di imposte, di contributi Inps e di premi Inail. A quel punto i tre enti, dovendo colmare il buco, andrebbero a chiedere conto allo Stato. Questa è la proposta messa sul tavolo delle trattative da Rete Imprese Italia ma se lo Stato dovesse rifiutare si pensa che artigiani e commercianti procedano da soli, tagliandosi le spese.
Stando alle stime di Banca d’Italia, lo Stato ha debiti per 91 miliardi di euro – ma le indagini condotte da alcune associazioni di categoria vogliono numeri più altri – e il ritardo medio dei pagamenti si aggira intorno ai 180 giorni, con la sanità che ha sfiorato i due anni. È evidente che lo stato attuale delle cose non fa che peggiorare la situazione degli imprenditori, costretti a rivolgersi alle banche per poter affrontare gli effetti della recessione e i ritardi sui pagamenti delle commissioni.
Non si può continuare a chiedere sforzi disumani alle piccole e medie imprese e quello che noi auspichiamo è che si giunga quanto prima ad un accordo in base alle modifiche del decreto proposte dalla commissione speciale. Non è certo desiderabile arrivare a una guerra senza regole, motivo per il quale Confartigianato ha ideato un piano di riserva. Se le commissioni dovessero rigettare la proposta della compensazione diretta, allora l’associazione accetterà il decreto del Governo così com’è stato redatto ma con una clausola: se alla fine di giugno gli enti locali non avranno dimostrato di riuscire a seguire la tabella di marcia per onorare i debiti, allora si passerà al sistema delle compensazioni e le imprese si dedurranno da sole i crediti dalle tasse dovute. L’autoliquidazione dei debiti, per altro, dovrà diventare il sistema standard, in modo tale da rispettare la normativa europea, introdotta il primo gennaio, che impone il pagamento dei debiti entro 30 giorni, tanto nel settore pubblico quanto in quello privato.
La situazione è in piena fase di trattative e vede il mondo imprenditoriale sospeso nell’attesa. Quel che è certo, a questo punto, è che il decreto di buono e lodevole ha solo di aver dato il via, come effetto collaterale, a riflessioni e proposte serie sulla problematica dei debiti.