La cassintegrazione in deroga è oramai agli sgoccioli. Lo hanno denunciato a gran voce la scorsa settimana sotto Montecitorio Cgil, Cisl e Uil. Ma a oggi la soluzione non c’è: a fine aprile finiranno i soldi e questa particolare tipologia di ammortizzatore sociale non potrà essere prorogata. Il risultato è che quasi duemila lavoratori solo nel Viterbese rischiano il licenziamento. “Se non si interviene subito rifinanziando la Cig in deroga – denuncia Fortunato Mannino della Cisl – saremo di fronte a un’emergenza sociale ed economica”.
La cassintegrazione in deroga (cigd) è stata istituita in via straordinaria nel 2004, per poi essere potenziata nel 2009 allo scopo di fronteggiare gli effetti della crisi economica. Si tratta di una misura destinata alle aziende che, in attività da più di 12 mesi, non possono accedere alla cassintegrazione ordinaria e straordinaria, come le imprese industriali con meno di 15 dipendenti oppure quelle imprese con più di 15 addetti che hanno degli esuberi di personale ma hanno già superato i limiti di durata della cassa ordinaria e straordinaria (36 mesi nell’arco di un quinquennio).
Il nodo è semplice: il governo Monti si occupa solo dell’ordinaria amministrazione, la Regione quindi non ha fondi per rinnovare la cig in deroga e le aziende iniziano a licenziare. “Rischiamo un effetto domino deleterio per l’economia locale. Abbiamo chiamato la Regione – denuncia Fortunato Mannino della Cisl – ma non sanno dirci nulla”. E allora negli ultimi giorni numerose azienda hanno avviato le procedure per la mobilità o, quando si tratta di realtà produttive più piccole, le lettere di licenziamento individuale. “Del resto – spiega Mannino – alternative non ne hanno: da Roma ribadiscono che la copertura finanziaria non c’è più. Ma così i lavoratori si approssimano all’inferno. La loro prospettiva è la disoccupazione”.
Nel 2012, le ore di cassintegrazione in deroga autorizzate nella Tuscia sono state 1.576.576, di cui 1.211.000 per gli operai e 355 mila circa per gli impiegati. Il totale nel Lazio è di oltre 5 milioni: significa che un quinto della misura è stata utilizzata nel Viterbese. Si tratta di ammortizzatori della durata di un anno ma che a gennaio sono stati prorogati di quattro mesi nella speranza che il governo li rifinanziasse tramite le Regioni. Così al momento non è e in migliaia rischiano il posto.