Il primo maggio di ogni anno viene celebrata la “Festa del Lavoro”. Ma quella del 2013 si svolge in un clima di disperazione, di incertezze e di preoccupazione dovute al mal governo degli ultimi anni. Oggi raccogliamo i guasti di quel lungo periodo che ha portato inevitabilmente alla rottura tra istituzioni e cittadini, tra politica e partiti come luogo di rappresentanza collettiva, tra chi sta economicamente bene e chi sopravvive, consentendo la rottura di quel patto sociale necessario per convivere civilmente.
Da tempo la Cgil lancia segnali preoccupanti. Segnali che arrivano da diversi settori lavorativi: è necessaria una soluzione per quei 500 mila lavoratori in Italia e per gli oltre 2 mila nella provincia di Viterbo che proprio dal primo maggio non avranno più la cassa integrazione in deroga, essendo scaduta la copertura finanziaria. Le loro prospettive? Il licenziamento. Questi lavoratori purtroppo si aggiungono alle altre centinaia di migliaia di persone disoccupate, ai giovani senza futuro, agli esodati per i quali è stata trovata una soluzionesolo parziale. Parliamo degli ultra cinquantenni che si trovano espulsi dal mondo produttivo, impossibilitati a trovare nuova occupazione e anche ad andare in pensione a causa della riforma Fornero che ha prolungato i requisiti fino a 67 anni di età.
Nonostante la situazione sia drammatica, non si possono giustificare gesti inconsulti come quelli di domenica scorsa a Roma, con il ferimento di due servitori dello Stato che nulla hanno a che vedere con questo sfascio. Un gesto (per quanto si è appreso fino ad ora) che si aggiunge ai tanti tentativi estremi di gridare la propria disperazione individuale, umana e che rispecchiano lo stato di malessere generale. Un gesto, insomma, che si può aggiungere ai tanti suicidi di lavoratori, imprenditori, pensionati apparentemente più silenziosi ma solo per chi non vuole ascoltare. Per questo, ribadiamo che i problemi del lavoro e del sostegno economico vanno risolti con precedenza assoluta.
Adesso abbiamo un governo che dovremo vedere all’opera prima di dare giudizi. Auspichiamo che agisca da subito sulle emergenze, ovvero su cassa integrazione in deroga, abbassamento della pressione fiscale, urgenza di provvedimenti per favorire l’occupazione eun piano industriale per l’Italia per fermare la delocalizzazione di molte aziende in altri paesi.
Auspichiamo, infine, che non sia un governo che nuovamente trasferisca il peso della crisi soltanto da una parte della popolazione, cioè dei lavoratori, dei pensionati e dei più poveri. Non sarebbe più sopportabile. Ed è evidente che se questo avverrà, la Cgil manifesterà in tutti i modi possibili la propria contrarietà.
Così come, partendo dal primo Maggio, mi rivolgo ai candidati a sindaco del Comune capoluogo e non solo, chiedendo loro, per quanto sarà nelle proprie competenze, di pensare a una politica che possa sviluppare lavoro, che possa creare opportunità per le nuove generazioni, che faccia leva su un’idea di sviluppo partendo da ciò che abbiamo, come l’agricoltura e la trasformazione dei prodotti, il turismo, il termalismo, non tralasciando le priorità quali la Trasversale e il collegamento veloce su ferro, da e per Roma.
Nella nostra provincia, ricordo, abbiamo il 13% di disoccupazione e il 30% di disoccupazione giovanile. Per non parlare del distretto della ceramica in grave sofferenza o del settore dell’edilizia che registra una minore iscrizione agli enti paritetici chenegli ultimi quattro anni è di 2.500 unità. Vogliamo che sia un primo maggio che riporti la speranza di ricominciare un cammino non su strade irte e pericolose, ma che restituisca la dignità alle persone, attraverso il lavoro e con esso la democrazia.