E’ proprio difficile farla a Beppe Fioroni. Mariniano di ferro, dopo il flop di giovedì dell’ex presidente del Senato, sapeva di essere nel mirino come possibile franco tiratore nella votazione in cui si sarebbe dovuto eleggere Romano Prodi. E allora ha preso le sue precauzioni: ha fotografato (nonostante sia vietato) la sua scheda con scritto ben chiaro il nome dell’ex presidente del consiglio e poi l’ha mostrata ai cronisti. Come per dire: “I traditori cercateli da qualche altra parte”
Ma lo sconforto per quanto accaduto è grande. Ormai anche lui è consapevole che non esiste un Pd, ma ne esistono due: quello che continua a guardare a sinistra e quello che dalla sinistra vorrebbe sganciarsi per diventare un vero partito riformista. Un dualismo che ha accolto con totale indifferenza l’uccellatura di due pezzi da novanta come Franco Marini e Romano Prodi, nonché le dimissioni da segretario di Pierluigi Bersani. “Noi che abbiamo sempre rappresentato la minoranza – scrive in una nota Fioroni – e quindi l’’opposizione a Bersani riconosciamo al segretario di aver svolto un grande lavoro e di avere agito in questi anni da persona seria e perbene. La mancanza di reazioni all’’annuncio delle sue dimissioni – aggiunge l’ex ministro dell’Istruzione – è incredibile. Come lo è stata la superficialità con cui sono stati trattati due leader del centrosinistra, entrambi cattolici, come Franco Marini e Romano Prodi. Tutto questo non può che provocare grande sofferenza e costernazione. Non è pensabile – conclude Fioroni – che scelte così vitali siano assunte dai soliti noti. E’ necessario aprire le segrete stanze”.
Poi a un amico confida: “Non so se ci resto in questo Pd”. Ma forse è solo uno sfogo.