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La Stella Azzurra ai play-off per la C

In campo, con tanta grinta

In campo, con tanta grinta

Ci sono un sacco di termini per definire una stagione, un campionato, una temporada. Per ciò che ha fatto – e che sta ancora facendo – la Ilco Stella Azzurra vale la pena sfoderare un “eccellente”. E senza timore d’esagerare. Già, perché la squadra bianca e blu ha già centrato un obiettivo importante, quello della qualificazione ai playoff della Divisione nazionale C, che poi per i meno aggiornati e i più romantici sarebbe la vecchia serie C1. Un campionato nazionale, tosto dal punto di vista tecnico e ambientale (nel girone dei viterbesi c’era anche qualche scomodissima trasferta sarda), con giocatori italiani mica male, spesso costretti a scendere dalle categorie superiori a causa dell’inarrestabile invasione di stranieri, naturalizzati, oriundi, passaportati e altri ibridi nati per aggirare i regolamenti. Non solo: in Dnc abbandonano pure i giovani, magari prodotti dai vivai illustri che però non riescono a trovare spazio nelle grandi realtà. Gli allenatori sono bravi, tra vecchi santoni e scienziantini rampanti. Insomma, che i ragazzi della presidente Mirella Toni siano entrati nel lotto delle migliori è un risultato eccellente. “Storico”, scrive giustamente la stessa Stella sul suo sito internet. Ha ragione, e vediamo perché.

Da dieci anni una squadra viterbese non toccava certe vette. Almeno per quanto riguarda i maschietti, visto che le donzelle ci hanno più o meno deliziato con qualche stagione nella massima serie. Gli uomini no, tutt’altro. La cessione del titolo Libertas di B d’eccellenza (nel 2000, a Cagliari) segnò la fine dell’età dell’oro e aprì le porte delle vacche magre. Ci fu l’esperimento Lazio, titolo di B2 trasferito al PalaMalè per due stagioni: un fallimento, non tanto dal punto di vista sportivo quanto per questioni di feeling, o di mancanza di. Negli anni seguenti, ancora peggio: sofferte stagioni in C1, riesumando allenatori e dirigenti di un tempo che fu. Le minestre riscaldate non funzionano mai. Successivamente andò ancora peggio, con le realtà cittadine – che fossero la Primo Michelini o le emergenti Nuova Fortitudo e Stella Azzurra – confinate nei campionati regionali. E sembrava che fossero destinate a restarci.

Mancavano orizzonti, mancavano progetti, soprattutto mancavano soldi. Il palazzetto – quel vecchio pachiderma che ogni viterbese sente un po’ suo – si riempiva più per i derby giovanili che per le partite dei presunti grandi. Poi è accaduto qualcosa, è scattata una scintilla, s’è innescato un processo. Quello che oggi ha portato la Ilco Stella Azzurra fin dentro ai playoff. Tutto è nato da una rivalità, quella tra i biancoblu e la Nuova Fortitudo: prima il testa a testa in serie D, poi il salto in C2, i duelli di mercato e sul parquet, gli sfottò, i dispettucci, le ironie reciproche. Una rivalità vecchio stile, o con noi o contro di noi, ma sempre rimasta – ci mancherebbe – nei confini della sportività. Poi, per coincidenze, fortune e sfortune, incroci e talenti, è accaduto che mentre la Fortitudo si è un po’ persa, la Stella Azzurra è riuscita a spiccare definitivamente il volo, salendo in Dnc, trovando uno sponsor da leccarsi i baffi (la Ilco di Piero Camilli, sempre sia lodato) e ampliando ancora di più il settore giovanile. Al primo anno in un campionato nazionale (la stagione scorsa) i playoff sfuggirono per un pelo. Ma il bruco ormai era diventato ufficialmente farfalla. E le mosse successive, i rinforzi di mercato, un coach giovane e ambizioso come Pippo Pasqualini, le strategie dei dirigenti Meroi, Gatti e Bernini, vennero quasi naturali.

Fino ad oggi, con l’ingresso nei playoff, una nuova sfida da affrontare (già, perché ora bisogna fare bella figura nella poule promozione) con l’orgoglio di aver riportato Viterbo nei canestri che contano. E’ giusto, e non è poco. E oggi al PalaMalè, alle 18, nella terzultima giornata di stagione regolare contro Aprilia, si può regalare a Basili e compagni un applauso in più. Di incoraggiamento, e di ringraziamento.

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