23112024Headline:

“Nel Pd c’è chi pensa solo alle poltrone”

Donatella Ferranti con Giorgio Napolitano

Donatella Ferranti con Giorgio Napolitano

Che lei non sia una politica di professione, ma piuttosto una persona prestata alla politica – nonostante sia al suo secondo mandato – lo si capisce soprattutto da come ragiona. Quanto accaduto venerdì scorso, e che lei ha vissuto in prima persona,  l’ha scandalizzata: “Ho dovuto constatare sulla mia pelle – dice – che la politica non segue quelle regole che sono fondamentali anche nella vita di tutti i giorni: la lealtà e la correttezza“.

Lei è Donatella Ferranti, magistrato che a Viterbo si è particolarmente distinta per il suo impegno, dal 2008 deputato del Pd. La scorsa legislatura ha fatto parte della commissione Giustizia e, insieme a Giulia Bongiorno, ha dato filo da torcere al Pdl, soprattutto quando s’è trattato di discutere le leggi ad personam pro Berlusconi.

Ieri sera, dopo l’elezione di Giorgio Napolitano, era sollevata: “Va dato atto al presidente di aver compiuto un atto di generosità nei confronti del Paese. E tutto il Parlamento gli ha manifestato la stima e l’affetto che merita”. Ma subito dopo il pensiero va al giorno prima, a quella che lei stessa definisce una giornata bruttissima. “Ero presente all’assemblea in cui la candidatura di Romano Prodi – racconta – è stata accettata da tutti con un applauso e poi per alzata di mano. Ma poco dopo mi sono accorta che c’era qualcosa nell’aria perché sono cominciati i conciliaboli. Però si pensava a una dispersione di 20-30 voti, non di 101. E invece…”.

Per lei la giornata di venerdì è stata scioccante e l’ha colpita profondamente: “Io sono fuori da tutti i giochi. Cerco di fare il mio dovere, di servire lo Stato, come del resto ho sempre fatto nella mia vita. E certe cose non riesco a capirle. Il giorno prima su Franco Marini il dissenso di una parte del partito era stato esplicito. Su Prodi no. Nessuno ha obiettato. E allora, quando accadono poi queste cose, pensi che tra i tuoi colleghi c’è gente a cui non importa nulla né del partito, né dello Stato, né dei cittadini che rappresenta. Interessano solo le poltrone, il potere fine a se stesso. Perché a questo punto mi piacerebbe capire: qual è il punto di arrivo di questa strategia suicida? Cosa vogliono veramente coloro che hanno deciso di affossare Prodi, e con lui Bersani e forse l’intero Pd?”.

L’elezione di Napolitano ha contribuito a smussare gli angoli: “Il clima adesso è più disteso, ma i problemi restano. Comunque sia adesso è importante dare subito un Governo all’Italia, che ne ha estremo bisogno”.

E nel Pd che succederà domani? Donatella Ferranti ce l’ha ben scolpito in testa: il problema è politico e serve un chiarimento: “Bisogna capire chi sono i 101 e perché l’hanno fatto. Io dico che in nessun altro contesto associativo potrebbe accadere quello che è accaduto nel Pd. E allora sarebbe meglio che si avesse il coraggio di uscire allo scoperto e dire le proprie ragioni. Almeno ci sarebbe un po’ di chiarezza. Anche sulla linea politica da seguire in futuro”.

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