I voti, a differenza dei pugni, non bisogna schivarli né schifarli. I voti, se sei candidato come consigliere comunale, vanno incassati il più possibile. Ci proverà, Andrea Di Luisa, 31enne che coi pugni ci sa fare (campione italiano, campione intercontinentale silver) e che adesso ci prova con la politica, sotto le insegne del Popolo della Libertà.
Di Luisa, com’è nata l’idea di candidarsi?
“Me l’ha chiesto direttamente il sindaco Marini. ‘Te la senti?’, mi ha detto. Ho risposto di sì senza esitazioni. Anzi, sono orgoglioso di aver ricevuto questa proposta”.
Seguiva la politica, prima?
“Come tutti: non più di tanto”.
Cosa le hanno detto di questa sua scelta?
“Mio padre Michele, che è sempre stata la mia guida, nella vita come nella boxe, è contento. Crede che io possa far bene”.
E gli altri?
“Qualcuno mi ha chiesto sbalordito: ‘Come, proprio tu?’. Ecco, questo temo della politica”.
Cosa?
“Le falsità, il parlare alle spalle, il complottare. In questo senso la boxe, con tutta la sua durezza, è molto meglio, c’è maggiore lealtà”.
Approfondisca il concetto.
“Intendo che sul ring dipende tutto da me, da come mi sono allenato, da come mi so gestire nei confronti dell’avversario. E poi, il pugilato è stato sempre la mia vita”.
Tornerà a combattere?
“Con un nuovo manager, sì. Dopo l’estate ci penserò, adesso sono concentrato su questa avventura”.
Cosa può dare Andrea Di Luisa alla politica viterbese?
“Intanto ci tengo ad essere considerato viterbese al cento per cento, nonostante io sia nato a Napoli. Vivo e lavoro (come militare, istruttore alla Scuola allievi marescialli, ndr) qui da tanti anni e sono fiero quando mi definiscono pugile viterbese”.
D’accordo, ma per quanto riguarda le idee?
“Posso dare molto allo sport, in generale e per esperienza. E soprattutto credo senza esagerare di poter fare molto per i giovani. Che hanno bisogno di un punto di riferimento concreto per non perdersi, per no imboccare la strada sbagliata”.
Lei ha la ricetta?
“I miei tifosi, quelli che hanno sempre riempito il palazzetto per i miei incontri, sono per la maggior parte giovani. Ecco: lo sport è aggregazione, è valori condivisi. Non mi sembra poco, di questi tempi”.
In attesa che il gong della dodicesima ripresa dica se Di Luisa ha vinto anche quest’ultimo match, il primo della sua nuova vita.
Di Luisa gonfia i muscoli, Filippo Rossi da Trieste i palloni. A ciascuno il suo.