«Salviamo il centro storico». Appello, pubblico e privato, che ormai è diventato un bando senza data. Tutti pronti a concorrere, ma nessuno disposto a metterci la faccia perché la politica deve pur sempre fare i conti con lobbies e ”clientes”. E allora che nessuno si muova, che tutto resti intatto all’interno delle storiche mura. Insomma, guai a chi osa disturbare il sonno della ”Bella addormentata”. Cioè Viterbo. Anche perché chi, in passato, ha provato a risvegliarla con un dolce bacio e qualche timida carezza, si è ustionato labbra e mani. Intanto la città vecchia cancella più di mille residenti all’anno, passando dai 35.000 di fine anni Settanta agli 8.000 attuali. Un cuore – tra i più antichi e suggestivi della penisola – che perde colpi e rischia inevitabilmente il collasso.
«Salviamo il centro storico!». Ancora….Ed allora si abbandonino i facili slogan e si mettano in campo progetti, risorse, soprattutto buona volontà. Per i governanti di oggi e quelli di domani è un compito istituzionale, per i viterbesi un dovere civico. Serve uno scatto culturale, magari una rivolta, che, partendo dalla base, metta all’angolo i gestori della cosa pubblica e li obblighi a rispondere ad un quesito semplice, semplice: il centro deve poter miracol mostrare con tutto il suo formidabile patrimonio storico o deve continuare ad essere un tessuto di scorrimento, un parcheggio disordinato dove accatastare auto e scooter? Interrogativo aperto per i ”Priori” di oggi e di domani, ai quali viene richiesto un atto di coraggio nel segno del cambiamento. A tutti noi cittadini viene sollecitato, invece, un mutamento di (cattive) abitudini. Quella, per esempio, di immaginare che in un negozio o in un bar o in un ufficio si debba letteralmente entrare puntando il muso della propria auto fino a tre passi dal bancone o dalla scrivania. Suvvia! Qualche passo sulle proprie gambe, anziché sulle proprie ruote, farebbe bene al cuore della città ed a quello personale. Lasciare l’auto «fuori le mura»? Macché, troppa fatica, meglio farsi un giro al chiuso dei centri commerciali…E vuoi mettere l’emozione di confondersi tra gli scaffali di scatolame, prodotti dietetici, minestre precotte, profumi e souvenir, messi in mostra nei supermercati invece che la noia di passeggiare tra le antiche vie di città e magari scoprire tanti piccoli angoli, botteghe artigianali, persino personaggi che sono l’autentico tesoro che può offrire la ”Bella addormentata”…
I motori e la storia – inutile girarci intorno – non possono andare d’accordo, semplicemente perché si tratta di categorie incompatibili. E se Viterbo è città ricca di storia (e lo è) l’auto e lo scooter devono essere banditi. Lo facciano i cittadini autonomamente e, se del caso, provvedano i loro amministratori anche a rischio di frantumare vecchie lobbies e di perdere i propri clienti, magari per conquistarne di nuovi. Viterbo merita ancora un posto di riguardo nel presente e un futuro di crescita, non di passiva conservazione del passato. E, per favore, ad urne vicine si eviti di rilanciare il trito slogan «salviamo il centro storico!». Ai sogni svenduti a prezzi stracciati – leggi Terme e Aeroporto – non crede più nessuno. Almeno questa è la speranza.
«Salviamo il centro storico!». Ancora….Ed allora si abbandonino i facili slogan e si mettano in campo progetti, risorse, soprattutto buona volontà. Per i governanti di oggi e quelli di domani è un compito istituzionale, per i viterbesi un dovere civico. Serve uno scatto culturale, magari una rivolta, che, partendo dalla base, metta all’angolo i gestori della cosa pubblica e li obblighi a rispondere ad un quesito semplice, semplice: il centro deve poter miracol mostrare con tutto il suo formidabile patrimonio storico o deve continuare ad essere un tessuto di scorrimento, un parcheggio disordinato dove accatastare auto e scooter? Interrogativo aperto per i ”Priori” di oggi e di domani, ai quali viene richiesto un atto di coraggio nel segno del cambiamento. A tutti noi cittadini viene sollecitato, invece, un mutamento di (cattive) abitudini. Quella, per esempio, di immaginare che in un negozio o in un bar o in un ufficio si debba letteralmente entrare puntando il muso della propria auto fino a tre passi dal bancone o dalla scrivania. Suvvia! Qualche passo sulle proprie gambe, anziché sulle proprie ruote, farebbe bene al cuore della città ed a quello personale. Lasciare l’auto «fuori le mura»? Macché, troppa fatica, meglio farsi un giro al chiuso dei centri commerciali…E vuoi mettere l’emozione di confondersi tra gli scaffali di scatolame, prodotti dietetici, minestre precotte, profumi e souvenir, messi in mostra nei supermercati invece che la noia di passeggiare tra le antiche vie di città e magari scoprire tanti piccoli angoli, botteghe artigianali, persino personaggi che sono l’autentico tesoro che può offrire la ”Bella addormentata”…
I motori e la storia – inutile girarci intorno – non possono andare d’accordo, semplicemente perché si tratta di categorie incompatibili. E se Viterbo è città ricca di storia (e lo è) l’auto e lo scooter devono essere banditi. Lo facciano i cittadini autonomamente e, se del caso, provvedano i loro amministratori anche a rischio di frantumare vecchie lobbies e di perdere i propri clienti, magari per conquistarne di nuovi. Viterbo merita ancora un posto di riguardo nel presente e un futuro di crescita, non di passiva conservazione del passato. E, per favore, ad urne vicine si eviti di rilanciare il trito slogan «salviamo il centro storico!». Ai sogni svenduti a prezzi stracciati – leggi Terme e Aeroporto – non crede più nessuno. Almeno questa è la speranza.