Nel 1991, erano circa 19 mila i residenti nel cuore di Viterbo, su una popolazione totale di 58.030 unità, comprensiva delle frazioni di Bagnaia, La Quercia, Grotte Santo Stefano, San Martino al Cimino, Roccalvecce. Nel 2011, si sono ridotti a 7.962 (quindi sono scesi di 11.038 unità), mentre la popolazione totale ha toccato quota 67.090 (quindi più 9.060). E’ racchiuso in queste cifre l’inarrestabile declino del centro storico del capoluogo. Che negli ultimi lustri poco o punto è riuscito a recuperare gli abitanti perduti, anche se nell’ultimo biennio, grazie all’incremento delle presenze di cittadini extracomunitari o comunitari dei Paesi dell’Est, l’esodo ha potuto subire uno, seppur leggero, stop. Ma il risultato non cambia: solo un viterbese su dieci abita nel cuore antico del capoluogo.
Viterbo dentro le mura: diamo altri numeri. Nel 2002, 6.398 residenti; l’anno seguente, 6.520 (più 127); nel 2003, 6.520 (più 1.229). Facciamo un salto fino al 2007, nella casella dei residenti troviamo 6.525 unità, 5.737 dei quali italiani e 738 stranieri. Tra il 2008 (6.708) e il 2012 (7.966), il centro storico si popola con un incremento di 1.258 unità, di cui 6.379 italiani e 1.587 stranieri, a fronte di una popolazione totale pari a 67.897. Dove sono finiti gli abitanti del centro storico e perché se ne sono andati?
Sulle mete dell’esodo non sono disponibili dati aggiornati, ma non è difficile rilevare che nuove aggregazioni urbane – ad esempio i quartieri Carmine, Salamaro, Santa Barbara, Santa Lucia, La Capretta, Ponte dell’Elce, anche grazie all’intervento dell’Ater (ex Istituto autonomo case popolari) e dei soggetti privati di cui alla normativa per l’edilizia agevolata e sovvenzionata, per cui negli ultimi venti anni sono stati realizzati qualcosa come oltre mille nuovi appartamenti – ha dato la stura a notevoli trasferimenti in strutture di nuova costruzione, dotati di maggiori comfort e servizi, primo fra tutti la disponibilità di parcheggi e punti di sosta che in una città che detiene il record con Aosta il record della densità di veicoli (78 auto per cento abitanti, ovviamente è la prima necessità.
Accanto a quegli agglomerati, non bisogna dimenticare il fenomeno che, massime dalla metà degli anni Ottanta alla fine dagli Novanta dell’altro secolo, ha invaso le immediate aree rurali della città, con massicce cementificazioni attuate con le magiche (si fa per dire) trasformazioni di ricoveri agricoli in ville, villette, villone, lottizzazioni tout court, tal che la relativa popolazione è ascesa (le stime sono per difetto) a circa 15mila residenti.
“Lo sa cosa ha comportato – prorompe Alvaro Ricci, vice capogruppo consiliare del Pd – il massiccio esodo dal centro storico? Un dato su tutti: sono almeno cinquemila le case sfitte, per una cubatura non lontano da un milione di metri cubi. Insomma, un patrimonio enorme che può avere una enorme valenza sociale, ma anche economica”.
Come far fruttare tale patrimonio? “Occorre – dice Ricci – una strategia complessiva che agisca con più strumenti, partendo da un patto tra il pubblico e il privato che abbia come meta il recupero delle strutture edilizie del centro storico. La Regione, per fare il primo esempio, finanzia progetti di housing sociale per fare fronte all’emergenza abitativa delle categorie sociali più deboli. Insomma, bisogna cominciare ad investire nel perimetro urbano raccolto dentro le mura, abbinando il recupero alla riqualificazione, non solo del patrimonio privato, ma anche di quello pubblico”.
Già, il patrimonio pubblico. Rispetto al quale Ricci ripete un suo consueto mantra, legato all’utilizzo dell’ex tribunale di piazza Fontana Grande. “L’ex convento dei Carmelitani Scalzi è una risorsa notevole, come sede del museo civico ovvero del Consorzio delle biblioteche. Due ottime occasioni per si rivitalizzare il centro storico, restituendo ad esso nuove funzioni sociali, culturali, aggregazione che garantirebbero peraltro un contributo notevole alle attività commerciali”.
C’è solo una cosa che non capisco. La tabella riportata, contrariamente al titolo, indica che gli abitanti del centro sono in aumento, sia in valore assoluto che in percentuale, nel periodo rilevato. Davvero nei 10 anni 1991-2001 se ne sono andate dal centro 12.000 persone? Esistono dati espliciti di questo tipo?
Tranquilli: Filippo Rossi da Trieste renderà il centro storico più bello che pria. Con le lanterne cinesi.