E’ ormai risaputo e quasi scientificamente provato, che quasi la metà degli esami prescritti dai medici sono inutili e di conseguenza le liste di attesa si allungano a tal punto che le stesse prestazioni nelle Asl non vengono più garantite. I tempi di attesa sono migliori nelle realtà più orientate all’appropriatezza della prestazione che all’aumento della produzione. Infatti non si può aumentare l’offerta all’infinito, non solo per un discorso di contenimento dei costi (si prevede che il Fondo sanitario nazionale incrementerà di appena lo 0,5% nel 2013, rispetto all’aumento dei costi di circa il 3-4% degli ultimi anni), ma soprattutto perché limitarsi ad aumentare l’offerta di prestazioni significherebbe anche far aumentare la domanda. Possiamo dire che all’interno della specialistica ambulatoriale c’è ancora un margine di inappropriatezza, sia prescrittiva che organizzativa, dovuta anche a meccanismi che sono migliorabili. L’obiettivo di ogni Asl dovrebbe essere quello di mantenere lo stesso livello medio di produzione, cercando di lavorare sull’appropriatezza, per fare in modo che le prestazioni inutili non vengano erogate e in questo modo si riesca, magari, ad erogarne un numero maggiore di quelle appropriate e utili.
La questione dell’appropriatezza degli esami, del taglio delle richieste inutili per ridurre la spesa pubblica e per meglio far funzionare il sistema sanitario con liste d’attese più snelle, è un problema grave. Ora purtroppo siamo alla resa dei conti. I principali attori protagonisti per il raggiungimento dell’obiettivo sono i medici di famiglia, ai quali, in primis, i pazienti si rivolgono per ottenere le richieste specialistiche e potersi sottoporre agli esami. Ma anche gli specialisti che, dopo aver visitato il malato, non di rado, lo rimandano dal suo medico di famiglia per il rilascio dell’impegnativa. Una questione che ha acceso non poche polemiche tra gli operatori sanitari, anche perché in tempi di magra come questi, ognuno è obbligato a rispettare un certo budget economico. Accanto alla non appropriatezza a volte c’è anche il problema di una comunicazione non adeguata tra gli specialisti e i medici di medicina generale ed è per questo che le Asl dovrebbero maggiormente impegnarsi su questo fronte. Diverse sono le strade che potrebbero essere percorse
Ad esempio: stipulare accordi tra i medici di famiglia e gli specialisti che prescrivono le prestazioni, sottolineando che queste devono contenere una serie d’informazioni che consentano all’Azienda di gestire meglio il percorso assistenziale e curativo del cittadino; in pratica questo significa scrivere una richiesta con il quesito diagnostico, i codici di priorità per l’accesso alla prestazione e, in generale, tutti i dati che possono essere utili.
Oppure: applicare il modello organizzativo “ day-service”: un modo per consentire a chi deve sottoporsi ad accertamenti diversi, per patologie complesse, di eseguire tutto ciò di cui ha bisogno con un numero limitato di accessi, senza bisogno di essere ricoverato né in day hospital né in degenza ordinaria. Quindi il cittadino che ha bisogno di diversi esami (del sangue, una risonanza, un’ecografia) può eseguirli tutti nello stesso giorno, magari in poche ore. Questa si chiama appropriatezza organizzativa.
E ancora: istituire le agende di garanzia : I tempi stabiliti dal Piano nazionale per il governo delle liste d’attesa 2010-2012, relativamente agli interventi urgenti differibili, sono 30 giorni per le visite specialistiche e 60 giorni per gli accertamenti diagnostici. Tutte le prestazioni devono essere garantite. Le agende di garanzia possono essere istituite attraverso specifiche delibere; in pratica le aziende sanitarie, nel caso abbiano grossi problemi di tempi di attesa per alcune prestazioni, devono comunque stare dentro i tempi massimi indicati per l’erogazione e in questo caso sono autorizzate a comprare prestazioni sia da ospedali pubblici che da centri privati accreditati.
Purtroppo, nonostante esista la normativa per garantire una maggiore trasparenza, ancora molte Asl non rispettano le norme sulla pubblicazione dei tempi di attesa. Al cittadino le informazioni servono per tutelarsi, ma questo è un diritto che resta in troppi casi non rispettato. Intanto i tempi di attesa per le prestazioni continuano ad allungarsi…
mi dispiace ma la sanita a viterbo fa scifo se noi viterbesi se vogliamo fare dei controlli solo fuori di viterbo ringraziamo la nostra sanita vi siete mangiato tutto…