Non voglio parlare dei partiti, ma degli elettori. A Viterbo e provincia il 23 e 24 febbraio 31 elettori su 100 si sono improvvisamente scoperti indignati, critici radicali, arrabbiati, antisistema.
La prima domanda che mi viene in mente è: ma dove erano questi 31 su cento negli anni, nei decenni, nei secoli passati? Non si erano mai accorti che la Tuscia tutta andava a rotoli?
Il conto è presto fatto: collegamenti con il mondo? Zero. Sviluppo industriale? Zero. Sviluppo del turismo, della cultura, della ricerca? Zero. Tutela dell’ambiente? Zero Occupazione? Sotto zero. Volete che continui con la lista?
E come ha retto la città e la provincia in tutti questi anni? Caserme, impiego pubblico, commercio (sempre più grande distribuzione) e costruzioni, costruzioni, costruzioni.
“Ovunque il guardo giro…” vedo case e palazzi. Quartieri nati dal nulla e ancora oggi sospesi nel nulla dei servizi, della socializzazione, della viabilità. Case di campagna nate come ricoveri attrezzi e diventate ville hollywoodiane, grazie a condoni e operazioni simili.
E dove erano questi 31 indignati su cento quando succedeva tutto questo?
La politica serviva come garante e volano per varie operazioni, varianti al piano regolatore (ma che fine ha fatto?), concessioni all’apertura di grandi magazzini e centri commerciali, tutela di rendite di posizione di alcuni gruppi di potere economico. E poi la lunga fila di “clientes” in attesa fuori della porta come al tempo degli antichi romani, nella speranza di ottenere un favore (un lavoro per il figlio, un ricovero per il nonno, ecc.). Tutti pronti a offrire il proprio voto in cambio di …
E dove erano i 31 indignati su cento quando succedeva tutto questo?
Il centro storico di Viterbo ha cominciato a soffrire sotto l’attacco di un traffico soffocante. Ma il colpo di grazia lo ha dato lo spostamento degli uffici, comunali e non, in altre zone. Qual è stato il costo (economico e sociale) di questo spostamento? Chi ne ha goduto? Chi ha governato il piano del traffico urbano, chi il sistema dei parcheggi e dei trasporti?
Ma dove erano i 31 indignati su cento quando si chiudevano gli asili nido, mettendo in difficoltà donne e bambini ? Quando non si riusciva a completare la costruzione dell’ospedale di Belcolle e si concedeva una bella fetta di mercato alla sanità privata? Quando si abbandonavano i disabili e le loro famiglie? Quando si costruiva una città tutta barriere architettoniche?
O pensiamo davvero che queste cose sono opera del maligno?
Mi verrebbe da chiedere ai 31 indignati, uno per uno: tu che cosa hai fatto fino ad oggi per evitare la situazione in cui siamo? Tu cosa hai fatto per impedire gli scempi della politica e fermare la casta? Veramente non sei mai ricorso ad una raccomandazione, ad un aiutino, ad una conoscenza per risolvere i tuoi problemi? Conosci i tuoi diritti e i tuoi doveri?
Vorrei invitare i 31 indignati su cento a controllare gli andamenti delle elezioni degli ultimi 65 anni a Viterbo e forse qualche preziosa informazione potrebbe tornare alla mente dei più smemorati.
Ma basterebbe verificare come dal 1995 in poi hanno votato i viterbesi.
Ricordo che nella storia dell’amministrazione comunale di Viterbo c’è stato un solo vero indignato, critico radicale, arrabbiato, antisistema: Achille Poleggi.
Non voglio qui tesserne le lodi , ma ricordare come le sue battaglie erano sempre basate su dati, su documentazione precisa e inoppugnabile, su una visione alta della vita democratica della città, ma è rimasto uno e non raccoglieva il 31 per cento dei consensi.
Per essere cittadini bisogna fare i cittadini, sempre. Bisogna essere parte, alzare la voce, documentarsi tutti i giorni.
Ma il popolo italiano sembra storicamente destinato a preferire il ruolo di suddito a quello di cittadino. La storia di questo paese è piena di improvvise ribellioni e personaggi altrettanto improvvisi, finiti poi miseramente (Masaniello insegna).
Non c’è cosa migliore, quando non si vuole essere cittadini fino in fondo, che trovare qualcuno che vi indica chi è il nemico, liberando le coscienze dalle più dirette responsabilità.
Un’ultima domanda: non sarà che il nemico è dentro di noi? E come faremo per sconfiggerlo?
Caro Enzo, tu scrivi: “31 elettori su 100 si sono improvvisamente scoperti indignati, critici radicali, arrabbiati, antisistema.” Ma non può darsi che sia stato tu a scoprire “improvvisamente” che la gente è indignata ? 31 su 100, dici ? Ma se parli con la gente, ti rendi conto che sono 100 su 100 ! Certo, poi ognuno prende la strada che può e che sa, ma a prendersela adesso con gli elettori si fa la figura di Maramaldo.