Viterbo perde pezzi. Dal punto di vista economico e quindi sociale. Telecom Italia ha deciso di smantellare tutti i 187 sparsi per l’Italia con meno di 50 dipendenti. Nel capoluogo ce ne sono 34 nella sede di via Garbini, destinati a perdere il posto oppure a trasferirsi fuori provincia o fuori regione pur di mantenerlo. “Non possiamo accettarlo – denunciano Fortunato Mannino e Massimo Bertini, segretario organizzativo della Cisl il primo e responsabile della categoria Fistel il secondo – perché significherebbe anche la perdita dell’ennesimo servizio sul territorio”. Un risultato il sindacato l’ha già ottenuto: far slittare la chiusura da giugno 2013 allo stesso mese del prossimo anno. E però molto resta da fare per salvare il call center: “Chiediamo all’attuale sindaco Marini, a chi lo sostituirà e a tutte le istituzioni locali di attivarsi – dicono – per convincere l’azienda a rivedere la sua decisione, presa senza considerare le necessità del territorio”.
L’appello, intanto, l’ha raccolto il presidente della Provincia di Viterbo, Marcello Meroi: “Mi farò portavoce presso i vertici aziendali della contrarietà dell’ente – dice – e mi impegno a sostenere ogni iniziativa che possa ritenersi utile”. Anche perché, è il ragionamento del responsabile di Palazzo Gentili, nella Tuscia sta chiudendo tutto. “Da tempo – osserva Meroi – stiamo assistendo al sistematico smantellamento dei principali servizi presenti sul nostro territorio, il tutto giustificato dalla necessità di ridurre i costi d’esercizio. Ma non si può pensare di risparmiare sempre e solo tagliando e mettendo a rischio il futuro dei lavoratori. Una logica che non ci sentiamo di condividere”.
Ed ecco che l’occasione è buona per rivendicare il ruolo che la Provincia ritiene di aver giocato in questi anni a difesa del tessuto occupazionale. “Come Mannino sa bene, negli ultimi anni – spiega Meroi – abbiamo seguito da vicino le principali vertenze che hanno interessato la Tuscia, dalla Unopiù alla Mineralneri, per finire con le recenti vicende degli operatori della sanità privata. Non ci siamo limitati a generiche attestazioni di solidarietà, ma abbiamo partecipato attivamente alla ricerca di soluzioni concrete, in un rapporto di fattiva e costruttiva collaborazione con i sindacati e le aziende”.
Quindi, una velata polemica nei confronti del sindacato. “Non mi sembra proprio – ammonisce – che si possa lamentare un’indifferenza della Provincia per le sorti occupazionali dei lavoratori viterbesi. Anche per ciò che riguarda la vicenda dei lavoratori del presidio 187 di Telecom Italia mi dichiaro sin da ora disponibile a incontrare i rappresentanti sindacali e il personale interessato per concertare le azioni necessarie”.