In questi ultimi giorni di campagna elettorale da più parti mi si chiede quali siano state le motivazioni che mi hanno spinto ad aderire al listino di Zingaretti per le regionali. Un passo non proprio facile visto il livello di gradimento della classe politica da parte dei cittadini ed il rischio reale di essere associato ad una politica di malaffare ed incompetente, avendo il sottoscritto, una discreta credibilità nel mondo scientifico
Tuttavia uno dei motivi nasce proprio da questa considerazione. Girando il mondo per lavoro mi sono spesso sentito un “diverso” perché italiano. Le vicende del nostro passato hanno inciso in modo profondo sulla nostra immagina all’estero. Forse ai cittadini questo non arriva in modo palese, ma non potete immaginare quanti imprenditori e professionisti ho incontrato all’estero con la stessa difficoltà di essere accettati e valutati per le nostre competenze prima ancora che per la nostra italianità. Ai miei giovani collaboratori che vanno all’estero (ahimè, spesso ci rimangono) lo dico sempre. Come italiani dovete essere più bravi due volte, la prima per farvi accettare e convincere che siete affidabili e poi ovviamente per essere valutati sulle vostre capacità. Lo stesso vale per la cittadinanza laziale. Noi laziali siamo considerati il problema dell’Italia, basti pensare al debito di bilancio della nostra regione e l’immagine che abbiamo dato negli scandali della politica. Il confronto è ancora più bruciante per noi viterbesi, che siamo a due passi dalla Toscana e dall’Umbria. Solo percorrere le strade laziali piene di buche, la campagna distrutta e arrivare al confine regionale e dall’altra parte vedere il paesaggio ordinato e l’organizzazione civica dei cittadini è un balzo al cuore. Ma non abbiamo noi viterbesi le stesse radici e la stessa potenzialità ? Pensare che i nostri malati siano costretti ad emigrare in queste regioni e spesso si sentono dire che siccome sono del Lazio, e la Regione non paga, allora vengono visti con sospetto o declassati in lunghe liste di attesa. Ecco, vorrei ritornare a sentirmi orgoglioso e cittadino di questa bellissima Regione così maltrattata e vilipesa.
Il secondo motivo della mia candidatura nasce dal desiderio di restituire un dono che ho ricevuto da questo territorio. Sono nato a Tuscania, dove ho trascorso tutta la mia infanzia e dove mi sono formato nelle relazioni sociali che solo un piccolo paese può dare. Avevamo a quei tempi lo sguardo dei ragazzi degli anni ’60 con tante speranze e con l’idea che il sacrificio e lo studio erano un mezzo di elevazione sociale. Poi venne il bellissimo dono dell’Università della Tuscia. Per noi giovani studenti universitari viterbesi era l’America, ovvero entrare nei laboratori, fare ricerca a due passi da casa e sognare veramente un giorno di diventare uno scienziato. Poi la vita professionale mi ha portato a girare il mondo, ma il mio punto di ritorno è sempre stato qui a Viterbo. Qui a Viterbo ho potuto formare il mio gruppo di ricerca che conta circa 40 giovani che oggi sono cittadini del mondo, cosmopoliti nel modo di fare ricerca e stimati ed apprezzati nei vari centri di ricerca internazionali. Questo dono che ho ricevuto di poter lavorare e crescere è stato immenso e lo devo alla nostra terra. I doni della vita vanno accettati, restituiti e condivisi, altrimenti rimane incompiuto qualcosa nella vita e questo è lo spirito con cui mi accingo ad intraprendere la nuova sfida del governo della Regione Lazio.
Solo ora ho letto questo magnifico post.
Si evince chiaramente che l’hai scritto col cuore e, vedendo la data che è antecedente alle elezioni, si denota quanto tu potessi avere il successo che hai meritato alle elezioni.
Tu e tutta la squadra di Nicola.
Ti avessi conosciuto prima avrei fatto carte false per far parte della tua squadra.
Ciao e a presto.
L.