“Alvaro Ricci sicuramente ha fatto una di quelle cose che dovrebbero essere cosa quotidiana per ogni consigliere comunale: verificare, segnalare e portare all’attenzione dei cittadini questioni che riguardano la vita del loro Comune. Quindi, un grazie all’amico Alvaro per aver alzato un velo sulla situazione a dir poco preoccupante che riguarda la riscossione degli affitti dei locali di proprietà della nostra amata città”. Antonio Obino, consigliere comunale di maggioranza, riprende subito la segnalazione del vice capogruppo del Pd sugli affitti non pagati a palazzo dei Priori che hanno raggiunto la ragguardevole cifra di quasi 600 mila euro.
“Quello su cui mi vorrei però soffermare – dice Obino – è la soluzione pratica del problema, la quale dovrebbe essere affrontata con la stessa tenacia e forza con la quale, in tutta la consiliatura si sono affrontate le varie emergenze lavorative delle società partecipate; anche nel caso degli affitti, non si deve perdere assolutamente di vista il fatto che, dietro quelle ditte, ci sono famiglie intere che stanno vivendo momenti di estrema difficoltà e che ritengo, nella stragrande maggioranza, non paghino l’affitto per motivi oggettivi e non per il gusto di non pagare. Ovviamente, non si può tollerare che la cosa pubblica venga utilizzata da chi, da anni ed anni non paga il giusto affitto”.
E allora? “Dobbiamo, come amministrazione, muoverci allo stesso modo – continua Obino – e con lo stesso passo felpato con il quale il consiglio comunale, si muove nei casi di possibili esuberi di dipendenti dell’amministrazione stessa o delle partecipate o di aziende private. Concludendo, dobbiamo renderci conto che la parola Comune di Viterbo ha un significato ben preciso: Viterbo è il centro della vita sociale di ognuno dei suoi cittadini che la sostengono e sulla quale, allo stesso tempo, si poggiano per la propria evoluzione individuale e collettiva. Andiamo al confronto con queste realtà morose e con ciascuna di loro, cerchiamo di raggiungere un piano di rientro, un accordo, nel giro di 1/2 mesi, lasciando alle vie legali gli estremi tentativi di recupero”.
La conclusione: “Ci dobbiamo rendere conto che siamo tutti sulla stessa barca e più remiamo uniti in un’unica direzione e meno saremo in balia della tempesta in atto”.