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Roberto Ippolito e l’Italia, Paese di ignoranti

Nel parlamento italiano la percentuale dei laureati è scesa dal 91,4% della prima legislatura al 64,8% della quindicesima. Sei italiani su dieci con almeno 18 anni, ovvero 28 milioni di persone, non hanno visitato nel 2010 un museo, un’area archeologica o una mostra. In dieci anni il bilancio del ministero dei Beni Culturali è stato tagliato del 36,4%. Dopo la seconda guerra mondiale lo Stato destinava alla cultura lo 0,8% della spesa totale, cioè il quadruplo di quanto investe oggi.

Sono solo alcuni dei dati che riporta Roberto Ippolito nel suo libro “Ignoranti. L’Italia che non sa, l’Italia che non va” (Chiarelettere). Un’indagine impietosa su come il nostro Paese ogni giorno si dimostri incapace di valorizzare le proprie risorse culturali. E l’economia arretra. Il contrario di quanto avvenne negli anni del boom, quando l’innalzamento culturale accompagnò il miracolo. Oggi il 45,2 per cento dei nostri concittadini ha al massimo la licenza media contro il 27,3 per cento dell’Europa.

È possibile invertire la rotta? E come? Per provare a rispondere a queste ed altre domande, appuntamento alla Libreria del Teatro oggi pomeriggio alle ore 17.30. Oltre a Roberto Ippolito, interverranno Filippo Rossi, il creatore di Caffeina, e lo scrittore Giorgio Nisini. Condurrà l’incontro il giornalista Pierluigi Vito.

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