Rifiuti, ci risiamo con l’emergenza annunciata e da nessuno risolta per assenza di assunzione di responsabilità. La decisione del ministro per l’Ambiente Corrado Clini di spalmare sulle province del Lazio la mondezza della Capitale non è infatti che l’epilogo di una non gestione del problema. Che la discarica di Malagrotta fosse gonfia sino all’inverosimile, incapace di accogliere altra immondizia, lo si sapeva a Roma da tempo. Come da tempo si sa che l’alternativa agli inceneritori per diminuire le quantità destinate alle discariche è rappresentata dalla differenziata. Eppure a Viterbo il consiglio provinciale ha da un lato messo un veto unanime alla realizzazione di un impianto per bruciare i rifiuti – chi per sincero spirito ambientalista, chi per meri calcoli elettoralistici – mentre sul fronte del riciclo le percentuali stentano a decollare.
Nel capoluogo della Tuscia nel 2012 la differenziata è aumentata del 5 per cento, passando da un misero 15 al 20 per cento. Ecco quanto dichiarava appena pochi giorni fa l’assessore all’Ambiente Paolo Muroni sulle colonne del Messaggero: “Dal 2011 al 2012, il conferimento in discarica è diminuito del due per cento. A Monterazzano sono andate 533 tonnellate di rifiuti in meno”. La politica, insomma, si fa forte del trend in aumento – nel 2010 era solo del 9,7 per cento – che però, visto in termini assoluti, rivela quanta sia ancora lunga la strada da percorrere.
Ma la strada è tutta in salita. Viterbo, come se non avesse già tanti guai in casa propria, da anni è la discarica di Rieti. E a breve pure di Roma. Il piano straordinario per l’emergenza solo per problemi tecnici ha rinviato l’arrivo dell’immondizia dalla Capitale, inizialmente previsto per ieri. Immondizia che su carta dovrà essere trattata nell’impianto di Casale Bussi per poi ritornarsene a casa. La Provincia, nell’intento di vigilare sulla vicenda, ha scritto a Ecologia Viterbo, società che gestisce il ciclo dei rifiuti nella Tuscia, chiedendo chiarimenti in merito ai criteri di gestione dei flussi di rifiuti provenienti dalla provincia di Roma.
Il piano di Clini prevede che circa 80 tonnellate al giorno di rifiuti solidi urbani arrivino per essere sottoposti a trattamento meccanico e biologico, infine riconsegnati al mittente. Ma se così non fosse?
“Con la presente – scrive l’ingegner Flamiania Tosini, dirigente del settore Ambiente di palazzo Gentili – si chiede di sapere dalla società Ecologia Viterbo come intenda gestire questo ulteriore flusso di rifiuti provenienti dalla provincia di Roma senza che gli stessi possano essere in alcun modo smaltiti presso la discarica ubicata in località “Le Fornaci” nel comune di Viterbo, al fine di preservare la capacità residua di smaltimento nel terzo lotto attualmente in costruzione per i rifiuti solidi urbani prodotti nei comuni delle province di Viterbo e Rieti. Si chiede inoltre di comunicare alla Provincia di Viterbo, con cadenza quindicinale, il flusso di massa giornaliero dei rifiuti provenienti dalla provincia di Roma e conferiti all’impianto di Casale Bussi e le precauzioni che verranno prese affinché questi rifiuti, dopo essere stati lavorati, vengano restituiti al conferente rispettando i quantitativi previsti in entrata”.
La Provincia nel frattempo intensificherà i controlli di sua competenza sul corretto funzionamento dell’impianto e sulle operazioni di trattamento meccanico e biologico. Il pericolo da evitare è che la monnezza romana arrivi a Viterbo per poi restarci.
Intanto il cittadino si chiede: quando le istituzioni riusciranno ad adottare soluzioni definitive ed efficienti, uscendo definitivamente dal clima di precarietà in cui si continua a stare? La domanda riguarda Roma, Viterbo, Rieti, il problema mondezza, la questioni arsenico e anche altro. Ma qualcuno sarà in grado di rispondere in modo soddisfacente? Nessuno ci conti.
Rifiuti, ennesima assenza di responsabilità
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