Sul fatto che ieri piovesse non ci sono dubbi, mentre sulla questione del Governo ladro, be’, il dibattito resta apertissimo. E l’arrivo di Mario Monti a Viterbo non ha portato alcun raggio di sole, né reale né metaforico: tutto bagnato fuori – acqua a catinelle – e anche all’interno del rinnovato teatro Genio faceva un certo freschetto virtuale. Tant’è che quando il premier fa il suo ingresso in sala, con un’ora di ritardo e un apripista futurista come Filippo Rossi, l’applauso della platea è contenuto. Sobrio. Quasi come l’ormai celebre loden del professore, anche se la giornata suggeriva un più adatto trench. Si diceva del benvenuto moscio. Tocca al presentatore, dal palco, sollecitare un secondo applauso – “più caloroso”, specifica – per l’illustre ospite. Il pubblico (circa 500 persone, con qualche vuoto in sala) esegue, ubbidiente ma composto: d’altronde non siamo mica alla prima di un film di Tarantino. Questa è politica, alta magari, ma sempre politica: presentare la nuova lista montiana, la Scelta Civica, e i relativi candidati al collegio Lazio due della Camera, non è mica un evento mondano.
E infatti, a sbirciare tra le poltroncine, ci sono poche sorprese. Tanti politici d’area, altrettanti candidati, qualche amministratore. C’è Candido Socciarelli, che al loden preferisce un cappotto di cammello. Francesco Bigiotti, sindaco di Bagnoregio e candidato alla Camera con l’Udc. Claudio Taglia. Naturalmente Marcello Mariani, che dopo aver appoggiato Tabacci alle primarie del centrosinistra ha sposato la salita in politica di Monti, organizzando – proprio insieme al futurista Rossi – la tappa viterbese del prof. Ecco anche Luigia Melaragni per la Cna. E ancora: D’Orazi, Talotta, i consiglieri comunali Antonio Obino e Livio Treta. Treta, già, che è anche presidente provinciale del Coni e che non è l’unico sportivo presente in sala: ci sono pure Raffaele Berretta (dirigente della Libertas), Renzo Lucarini (delegato regionale della Figc) e addirittura il presidente della Viterbese Carlo Graziani, candidato udc allaRegione, o almeno ai playoff.
Per la sempreverde categoria degli intellettuali, spiccano i critici-scrittori (o scrittori-critici) Franco Grattarola, Giorgio Nisini e Massimo Onofri, qui citati in rigoroso ordine alfabetico. Imprenditori? Zero carbonella, o quasi, almeno per quanto riguarda i grossi calibri. Ma non passa certo inosservato, anche per questioni di mole, Augusto Ciarrocchi, il signor Flaminia, calato da Civita Castellana magari con la speranza di ascoltare una ricetta per far uscire dalla crisi il settore ceramico.
Invece Monti parla – meglio: legge – di olio, vino, castagne e nocciole. Della Cassia che è vecchia e scomoda, della mancanza di collegamenti con Civitavecchia. Le solite cose. Nessun accenno, invece, all’aeroporto: è noto che lui è uno “che sale”, mica uno che vola. Come se non bastasse, il professore sfoggia una piccola gaffe, anticipando il Trasporto della Macchina di Santa Rosa “al due settembre”. I viterbesi hanno ucciso per molto meno. Ma poi si riprende, spedisce una frecciatina a Berlusconi (senza nominarlo) e riguadagna punti simpatia. E quando la messa è finita la marea sobria del pubblico invade il foyer, inghiottendo persino i due solitari e controllatissimi contestatori che attendevano Monti con tanto di cartelli al collo: “Ha fatto più danni Monti in 13 mesi che Berlusconi in 10 anni”, c’era scritto. Come se la politica fosse una gara a chi fa meno danni. O a chi ne fa di più. Poco prima, anche la contestazione de La Destra era andata a vuoto, grazie al dribbling volante operato dalla scorta delle forze dell’ordine. Viterbo non avrà sommerso di calore il premier (anzi), ma non si è neanche lasciata andare a scene di inciviltà. Consideriamolo un punto di partenza.