Marini sceglie Viterbo. Dopo tanto peregrinare tra la possibilità di trasferirsi armi e bagagli alla Pisana e quella di gareggiare ancora una volta per lo scranno più alto di palazzo dei Priori, il “Bandolero stanco” alla fine ha optato per questa seconda ipotesi. “Mi vogliono a Viterbo” ha sentenziato ieri mattina al telefono, affermando che per trattenerlo sotto la protezione di Santa Rosa ci sarebbe stata una vera e propria sollevazione popolare. Un po’ sarà anche così, ma forse non sono stati del tutto estranei alla scelta anche gli equilibri (precari) di un partito che di problemi da risolvere ne ha più d’uno.
Perché stavolta la battaglia per la riconquista del trono sarà più dura rispetto a cinque anni or sono, quando il Giulio “sindaco della gente” la spuntò su un Ugo Sposetti troppo targato a sinistra per una città come Viterbo. Stavolta se la dovrà vedere con tale Leonardo Michelini, imprenditore di successo, presidente da anni della Coldiretti viterbese, nonché di estrazione rigorosamente democristiana, e con uno schieramento che – oltre al Pd – conterrà anche una buona fetta della cosiddetta società civile. Anche se l’uomo ancora non ha sciolto le sue riserve, c’è da giurare che lo scontro finale sarà tra questi due big, con gli eventuali altri candidati a fare da comprimari.
Si diceva degli equilibri di partito all’interno del Pdl. Giulio Marini – nonostante le tensioni che ha dovuto vivere nella sala d’Ercole in quest’ultimo biennio – è stato comunque ritenuto l’unico in grado di riamalgamare (o tentare di farlo) un sodalizio sfrangiatosi in mille rivoli per l’affannosa ricerca della visibilità. Per lui, riuscire a rimettere insieme i cocci, sarebbe l’unica chance per potersela giocare fino alla fine. C’è poi una variabile ancora tutta da definire. Giacché l’Udc, messo alla porta dal Pd fioroniano che (su consiglio dell’esperto Nando Gigli) a Giammaria Santucci ha preferito Michelini, ora potrebbe anche avere tanta voglia di prendersi una bella rivincita. E di supportare Marini nella seconda scalata al gradino più alto del podio. Magari con un Santucci suo braccio destro, tanto per rinverdire i fasti del quinquennio 2000-2005, quando i due collaborarono fattivamente a palazzo Gentili. Certo è che il matrimonio Santucci-Pd, più volte tentato, non s’è mai potuto fare per volontà di don Rodrigo Beppe Fioroni e forse mai si farà.
E l’ex golden boy della politica viterbese (ormai l’età ce l’ha) ha dimostrato già in passato di avere tutte le capacità di andare a dama in Zona Cesarini. Come accadde appunto nel 2010 quando, la notte precedente alla presentazione delle liste per palazzo Gentili, con un blitz in casa di Mario Lega firmò l’alleanza con Marcello Meroi all’insaputa dei più.
Comunque sia, la diatriba nel Pdl non sembra indirizzata a sedarsi con la rinuncia di Marini alla Pisana in quanto, stando sempre ai boatos dell’ultim’ora (con una certezza ormai al 95 per cento), i due prescelti dovrebbero essere il giovane Daniele Sabatini e il navigato Franco Simeone, il quale avrebbe soffiato al fotofinish il posto a Giovanni Arena, per l’ennesima volta non classificato. Dunque fuori lui e fuori Battistoni, candidato pro-forma alla Camera. Seguirà la notte dei lunghi coltelli? Ah, saperlo.