E’ sempre più fuga dal Pdl. Un partito che si sta disintegrando minuto dopo minuto e che, ad horas, potrebbe anche esplodere definitivamente. Giacché, se a livello nazionale per diverso tempo il carisma del lider maximo Silvio Berlusconi è riuscito a tenere unite le sue truppe (almeno finché non gli è esploso in mano il caso Fini), qui nella Tuscia un Berlusconi viterbese non esiste e il plenipotenziario azzurro Giulio Marini è da tempo con l’acqua alla gola. Ora, sembra si sia arrivati al redde rationem e il d-Day potrebbe coincidere con la presentazione delle liste per la Regione, dopo che quelle per il Parlamento hanno generato mal di pancia a non finire e anche qualcosa di più.
Uno di quelli che potrebbe far saltare il banco sembra sia addirittura Francesco Battistoni. Relegato al sesto posto alla Camera dei Deputati (quindi in posizione di difficilissima eleggibilità), l’ex capogruppo Pdl alla Pisana che provocò il caso-Fiorito pretenderebbe ora di rientrare in consiglio regionale dalla finestra. Ma sembra che i vertici romani sul suo nome abbiano vergato una croce, addirittura con la matita blu. Lui non parla, ma qualche suo amico fidatissimo racconta che l’uomo, oltre che depresso, sarebbe molto arrabbiato e pronto a tutto. Perché si sente preso per i fondelli da chi gli aveva consigliato di starsene zitto e buono da una parte, che poi sarebbe stato ricompensato. “Io lo avevo consigliato di fare diversamente – racconta chi gli è molto vicino – giacché è stato lui a scoprire e denunciare gli sprechi e le malefatte di altri. E cosa ci ha guadagnato?”. Vero. Il problema però è che i truffatori stavano nel suo stesso partito e che, come nel gioco del domino, quella mossa fece cadere tutte le tessere, compresa quella che si chiamava Renata Polverini. Comunque, anche Laura Allegrini s’è iscritta subito nel ruolo degli arrabbiati e pure lei ha chiesto (sembra senza successo) il premio di consolazione della Pisana.
Fatto è che la trattativa è proseguita per tutta la giornata di ieri con Giulio Marini in pole position, Giuseppe Fraticelli al suo fianco e Giovanni Arena in un listino che conterebbe solo in caso di vittoria di Francesco Storace. Ma oggi sarà un altro giorno e si continuerà a discutere. Anche se nessuno vorrebbe replicare quanto accaduto nel 2010, quando la lista romana del Pdl rimase fuori a causa di un panino.
Il problema però è un altro. Giacché le decisioni che continuano ad arrivare sempre da Roma ormai hanno provocato una vera e propria transumanza verso altri partiti. Così c’è chi si è rifugiato in Fratelli d’Italia, chi nel Miur di Samorì, chi nella Lega federalista, per non parlare di coloro che si sono buttati a Destra, quella di Francesco Storace e del viterbese Andrea Scaramuccia, o di quelli – capeggiati da Marcello Meroi – che si sono autosospesi. “Perché è ora di dire basta – tuona un quanto mai tonico Antonio Fracassini – alle decisioni che arrivano dall’alto. E in un partito serio non ci si può preoccupare solo di trovare una poltrona qualsiasi ai soliti quattro amici del bar. Gli elettori non possono essere presi in giro”.
Ergo, fuga dal Pdl. Nel quale rischiano di rimanere davvero in pochi. E allora ci si chiede: ma con questo frastagliamento, chi riuscirà a ottenere la benedetta candidatura, come farà poi a trovare i voti?