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Fioroni: “La terra di mezzo salverà la Tuscia”

Beppe Fioroni

Beppe Fioroni

Viterbo come terra di mezzo. E’ il nuovo modello di sviluppo che Beppe Fioroni, leader carismatico del Pd viterbese, propone per lo sviluppo di un territorio che da decenni non riesce a destarsi dal suo atavico torpore e che continua a stare in mezzo al guado, con una congiuntura economica fortemente peggiorata a causa della crisi nazionale, europea e mondiale.
Il parlamentare viterbese ha esternato questa sua intuizione l’altro giorno, nel corso della conferenza stampa di presentazione delle candidature del Pd, proponendola come unica possibilità di salvezza per la Tuscia. Una terra di mezzo tra i due mari, tra Ancona e Civitavecchia, nella quale far fiorire infrastrutture e servizi e risollevare così l’economia.
Sono lontani i tempi della Viterbo città d’arte e di cultura di fioroniana memoria, quando il Beppe nazionale era primo cittadino viterbese e si sognavano il centro agroalimentare, il polo fieristico e la città termale. “Niente di tutto questo è stato realizzato – ha detto Fioroni – ma ormai quel modello non vale più”. Vero. I sindaci della seconda repubblica che si sono succeduti in questi 18 anni non hanno saputo realizzare quel modello di sviluppo, né hanno saputo proporne uno alternativo, rincorrendo invano l’utopia di un aeroporto che da subito appariva di complicatissima realizzazione.
E allora ecco la ricetta, che non può però prescindere dal negoziato in corso in questi giorni presso la Comunità Europea, dove si sta discutendo dei fondi da assegnare alle zone svantaggiate negli anni 2014-2020. “E’ fondamentale – dice Fioroni – che la Tuscia sia inserita in queste aree e spero che il ministro Barca si faccia valere. Altrimenti le speranze restano davvero poche”.
Perché avere i fondi europei significherebbe realizzare finalmente ciò che fino a oggi non è stato fatto, in un’ottica tutta nuova. Con Rieti, Viterbo e Civitavecchia (dove c’è un porto che è come la gallina dalle uova d’oro) a fare sistema, a creare l’indotto, a sviluppare il turismo, dopo aver completato le indispensabili infrastrutture (superstrada, in primis). E l’aeroporto? Fioroni si è limitato a dire che si può recuperare in provincia di Viterbo per evitare polemiche campanilistiche. Ma la soluzione di Tarquinia appare come l’unica effettivamente percorribile. Ci sono i collegamenti veloci con Roma, c’è il porto che scarica merci e passeggeri. E allora, al di là dei sogni e delle utopie, forse sarebbe bene cominciare a pensare che le cose si debbano fare là dove servono e là dove la loro realizzazione è economicamente sostenibile. Altrimenti si fa solo demagogia.
Viterbo terra di mezzo, dunque, è l’intuizione fioroniana. Un’ottima idea che però, all’indomani delle elezioni politiche, regionali e comunali (dove tra l’altro il Pd è favorito) andrà poi realizzata e resa concreta.  A Fioroni e ai suoi sodali l’onore e l’onere di farlo.

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