Che il sindaco Giulio Marini sia un accesissimo tifoso della Viterbese calcio è risaputo. Come è altrettanto noto a tutti che nutra un amore smisurato per la sua Viterbo, città dove è nato e vissuto, e dove ha costruito anche la sua carriera politica, grazie alla fiducia che i suoi concittadini, di volta in volta, hanno voluto dargli. Ma l’amore talvolta travolge l’animo, lo rende meno razionale e fa dire cose che fanno a pugni col buon senso. Come nel caso della questione aeroporto, che martedì scorso il ministro Corrado Passera ha definitivamente seppellito. Marini insomma non si rassegna e detta alla sua segreteria parole di fuoco, complice anche la campagna elettorale in atto.
“Detto, fatto. Lunedì a Viterbo – dice il sindaco, ricordando la visita di Mario Monti – si è parlato anche del potenziamento delle infrastrutture. Martedì l’ufficializzazione che la più importante opera infrastrutturale che questo territorio attendeva da anni non si farà. Grande tempestività, non c’è che dire. E la campagna elettorale del professor Monti va avanti, di città in città”. “Lo scorso dicembre –prosegue Marini – la comunicazione di tale esclusione era arrivata attraverso un decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, o ancora meglio, con provvedimento, voluto e sottoscritto dallo stesso capo del Governo Monti. A distanza di un mese e mezzo, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Passera ha varato l’atto di indirizzo per la definizione del piano nazionale per lo sviluppo aeroportuale: Viterbo è fuori. Insieme all’altro aeroporto previsto a Grazzanise. A questo punto mi auguro che in conferenza Stato-Regioni la Regione Lazio possa difendere e sostenere la realizzazione del nostro aeroporto. Quanto previsto, anzi quanto non previsto nell’atto di indirizzo per il riordino degli scali aeroportuali, va ad affossare un progetto che avrebbe garantito al nostro territorio vantaggi e benefici in termini economici, occupazionali e di sviluppo. Per questo il Comune di Viterbo avanzerà richiesta di risarcimento di danno economico per aver inutilmente bloccato, per oltre cinque anni, lavori, opere e interventi nella città di Viterbo. Penso ad esempio al Piano Regolatore Generale”.
Fin qui il Bandolero stanco. Col quale però, sarà bene ripercorrere l’iter di un’intrapresa annunciata dall’allora ministro Alessandro Bianchi a fine novembre 2007, quando Viterbo fu scelta come alternativa allo scalo di Ciampino. Tre mesi dopo il Governo Prodi finì miseramente e anticipatamente i suoi giorni e – grazie alle elezioni anticipate – tornò in sella un Silvio Berlusconi più tonico che mai e con una maggioranza quasi bulgara, sia alla Camera che al Senato. Tra l’altro Marini andò anche lui a sedersi sugli scranni di Montecitorio, dove è rimasto fino al gennaio 2012. Ebbene, in tutto questo tempo, non è che per l’aeroporto viterbese si sia fatto granché. L’annuncio del 2007, secondo cui l’urgenza avrebbe fatto sì che la struttura fosse inaugurata entro il 2011, fu presto dimenticato. Tra un summit a Roma e vari conciliaboli viterbesi, si gettò la palla avanti alla “viva il parroco”, ipotizzando l’avvio nel 2019. Ma erano tutte ciance. Perché nel frattempo l’Enac di Vito Riggio aveva inferto il primo colpo mortale al sogno viterbese, affermando che senza treno non si vola. E come dargli torto. Serviva – e subito – una linea veloce con la Capitale nella quale investire molti denari. Ma Berlusconi in questi anni ha avuto altri pensieri in testa. E con la cassa statale ha dovuto spesso accontentare la voracità della Lega Nord, suo alleato fondamentale in Parlamento. Poi è arrivato il resto: la crisi economica, l’indebolimento del Governo con l’uscita di Fini, lo spread, Scilipoti e il bunga-bunga. E la voce del povero parlamentare peone Giulio Marini (che sicuramente avrà fatto tutto il possibile e anche di più) è rimasta inascoltata. Una questione di peso specifico, si potrebbe sentenziare.
E allora, siamo seri. Mario Monti e il suo Governo altro non hanno fatto che continuare a percorrere la linea del rigore che si erano dati per risollevare l’Italia dal baratro in cui era sprofondata. Col potenziamento di Fiumicino realizzare anche Viterbo (con tutti i suoi ammennicoli) sarebbe stato poco funzionale e uno spreco economico, che poi avrebbero dovuto pagare tutti gli italiani. Non ci vuole molto per arrivarci.