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Chi fu il Conte Giuseppe Zelli Pazzaglia ai tempi dell’autunno 1798 a Viterbo. Un politico o un traditore ?

Cortile interno palazzo Zelli Pazzaglia (foto Anna Zelli)

Per chi ha occasione percorrere a Viterbo l’attuale via Cardinal La Fontaine dopo poco l’entrata da p.zza del Comune vede un imponente palazzo gentilizio: è Palazzo Zelli Pazzaglia della omonima famiglia di antica nobiltà cittadina viterbese.

Ma cosa accadde i quel palazzo nel novembre 1798 ?

Viterbo ed il suo territorio era stato compreso sotto il dominio francese calato in Italia nel 1797 nel Dipartimento del Cimino quando a Roma venne istituita la Repubblica Romana.

In quell’autunno pieno di insorgenze in tutte le parti d’Italia dove i giacobini francesi non erano graditi, quindi combattuti, il Commissario francese Mechin passava per Viterbo, ma i cittadini insorsero in massa

Cacciarono ed imprigionarono alcuni francesi della Guardia civica affidando la reggenza della Città al conte Giuseppe Zelli Pazzaglia, uomo fedele alla Chiesa ed al Vescovo di Viterbo Card.Gallo.

Con gesto politico, per smorzare gli ardori dei cittadini insorgenti e dare corso moderato degli eventi, Zelli Pazzaglia rifugiò nel suo palazzo i francesi ed il loro capo. Questo fatto venne considerato dai viterbesi un tradimento per cui destituirono il Conte Zelli Pazzaglia dall’incarico ed addirittura lo malmenarono nel frattemo furono scelti altri rappresentanti del governo provvisorio.

L’azione dei viterbesi contro le truppe francesi ebbe successo, tant’è che Kellerman, l’ufficiale francese che le comandava, dovette uscire da Viterbo e porsi in cammino verso Vetralla. I Viterbesi esultarono della liberazione e, per ringraziamento a S. Rosa, le offrirono un ulteriore eccezionale trasporto della famosa Macchina di Santa Rosa.

Nel frattempo, i militari francesi ebbero uno scontro con i quelli Napoletani tra Magliano Sabina e Civita Castellana in località Borghetto determinandone la distruzione del Castello che ancora oggi mostra le conseguenze dell’attacco, ma, questo particolare, fece si che i giacobini francesi potettero riprendersi il controllo di Roma, acuendo però l’ira degli insorgenti viterbesi. Costoro si erano avveduti del corso di intervenute trattative di patti con il predetto Commissario Mechin ed il Kellermann alle quali cui partecipò il viterbese Vincenzo Dominioni, capo dei rivoltosi. Il patto prevedeva di consentìre al Kellermann di porre il suo quartiere presso Palazzo Zelli Pazzaglia con il beneplarcito del Conte Giuseppe.

Allora chi fu Giuseppe Zelli Pazzaglia ?

Certamente un uomo che aveva compreso la real politik del momento.

Fu fedele alla Città di Viterbo ed ai suoi concittadini per guidare un governo provvisorio che aveva sostituito di forza quello francese, ma avvedutosi della diversa forza in campo tra un esercito ed un valoroso gruppo di cittadini insorgenti, trattò con i francesi, anche con il permesso del Vescovo Card. Gallo, per evitare ulteriori danni alla Città.

Ma se la furia francese che da li a poco avrebbe distrutto Ronclglione non si abattè sulla Città di Viterbo il merito è certamente suo.

Non fu traditore, anzi defensor civitatis di Viterbo.

La sua “scuola” di politica venne praticata a Vincenzo Dominioni, nei giorni successivi dell’autunno 1798, ritenuto un duro irriducibile antifrancese, quindi divenuto capo degli insorgenti dai viterbesi.

Nei mesi estivi del 1799, fu alla testa degli insorti viterbesi tale Bartolomeo Especo che organizzò militarmente la resistenza proprio in Porta Romana, ma con tatto e diplomazia con l’aiuto degli austroungarici.

Quindi, se oggi, su Porta Romana si leggono solo pochi segni (buchi di arma da fuoco) di una battaglia che se fosse proseguita e persa sarebbe stata distruttrice della Città, il merito fu dell’azione politica moderata del Conte Zelli Pazzaglia, poi seguita dai suoi seguaci.

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