07112024Headline:

Un monumento per il tenente Di Lecce

L'ufficiale viterbese morì in un attentato in Sud Tirolo: stamattina la cerimonia

Il manifesto che ricorda l'eccidio in Alto Adige

Il manifesto che ricorda l’eccidio in Alto Adige

Il sindaco Leonardo Michelini interviene oggi alle 12,30 alla cerimonia in largo Mario Di Lecce, per l’inaugurazione del monumento dedicato alla memoria dell’ufficiale viterbese Di Lecce, incursore dei paracadutisti, vittima dell’eccidio di Cima Vallona di San Nicolò di Comelico, in provincia di Belluno, avvenuto il 25 giugno del 1967. “Negli anni passati –  sottolinea il sindaco Michelini – a Mario Di Lecce fu dedicata l’area che ospita il cippo di peperino. Oggi, grazie all’Associazione Nazionale Incursori Esercito e all’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia, sezione di Viterbo, verrà inaugurato il monumento progettato dall’architetto e paracadutista Raffaele Ascenzi. Un gesto che va a valorizzare ulteriormente il sacrificio di Mario Di Lecce, vittima di un cruento attentato, nel quale persero la vita altri ufficiali della Compagnia Speciale Antiterrorismo”. In occasione della cerimonia, oltre alle autorità militari e ai rappresentanti istituzionali, saranno presenti la vedova Graziella Frittelli, non ancora ventenne al tempo della tragedia e la figlia Francesca Di Lecce, di appena 15 giorni. Tra i presenti anche Maurizio Federici, ex consigliere comunale che ha fortemente sostenuto l’intitolazione dell’area e la realizzazione del monumento in memoria dell’incursore paracadutista viterbese. Il sindaco Michelini, in occasione della cerimonia, deporrà una corona a nome della città di Viterbo.

Questo, in breve, quanto accaduto. Negli anni ’50/60 il BAS (Befreiungsausschuss Südtirol – in italiano Comitato di liberazione del Sudtirolo), compì numerosi attentati. Uno dei più cruenti fu l’uccisione e il ferimento con trappole esplosive di alcuni militari sulla Cima Vallona di San Nicolò di Comelico in provincia di Belluno. La strage avvenne in seguito ad un attentato con il quale, il 25 giugno 1967, i terroristi abbatterono un traliccio dell’alta tensione proprio in località Cima Vallona. Allo scopo di accertare la causa della deflagrazione si dispose l’invio di una pattuglia composta da alpini, artificieri e finanzieri che alle 5,30 partì dalla sede del presidio a bordo di autovetture da ricognizione. A circa 70 metri dal manufatto si verificò l’esplosione di un ordigno collocato sotto un mucchio di ghiaia. L’esplosione investì l’alpino radiofonista Armando Piva, effettivo al battaglione “Val Cismon” e deceduto dopo alcune ore di agonia. A bordo di un AB 204 fu inviata una squadra della Compagnia Speciale Antiterrorismo con il compito di raccogliere indizi utili all’indagine e per identificare gli autori dell’attentato. La squadra era composta dal capitano dei Carabinieri Francesco Gentile, carabiniere paracadutista del Tuscania, dal sottotenente Mario Di Lecce e dai sergenti Olivo Dordi e Marcello Fagnani del Battaglione Sabotatori Paracadutisti, oggi Col Moschin. Assolto il loro compito, sulla via del ritorno, i quattro si avviarono lungo lo stesso itinerario percorso all’andata. In direzione dell’elicottero rimasto in attesa, inavvertitamente, uno di loro attivò una trappola esplosiva piazzata a Sega Digon (una borgata di Comelico Superiore), distante dal luogo dell’attentato e lungo l’unico sentiero disponibile. A seguito dell’esplosione il sottotenente Di Lecce, il capitano Gentile e il sergente Dordi morirono sul colpo, il sergente Fagnani rimase gravemente ferito. Sul luogo dell’esplosione furono trovate due tavolette di legno con su incisa la rivendicazione a firma del BAS. Al capitano Gentile è stata conferita la medaglia d’oro al valor militare mentre agli altri caduti (sottotenente Di Lecce, sergente Dordi, alpino Piva) e al ferito sergente Fagnani è stata conferita la medaglia d’argento al valor militare.

 

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