Sarebbe dovuto essere un matrimonio con prole. E invece la Ferrero e la Stelliferi sono più semplicemente una coppia di fatto. La Nutella sui Cimini? Per ora è solo un bluff. Formalizzata l’acquisizione di due rami d’azienda da parte del colosso internazionale ma niente nuovi investimenti. La storica realtà produttiva dei Cimini per la lavorazione e la commercializzazione delle nocciole ha solo ceduto parte delle sue attività alla multinazionale che, per ora, ha deciso di tenere in un cassetto il progetto per realizzare il prodotto finito in loco. “Al tavolo delle trattative – dice Claudio Tomarelli, segretario della Fai Cisl – non c’era neanche un rappresentante del colosso. Solo Pietro Stelliferi, rappresentante dell’omonima azienda. Di fatto, il piano industriale che avrebbe consentito di chiudere a Caprarola la filiera delle nocciole è stato rinviato”.
Niente marchio e niente Nutella, sui Cimini resta tutto come prima. Quello che cambia è solo il datore di lavoro di 93 unità, confluite con lo stesso contratto di prima in Ferrero. “Ci aspettavamo ben altro: un progetto di investimenti capace di dare lavoro e ossigeno all’agricoltura locale”. Aspettative ce n’erano talmente tante che sui Cimini decine di giovani si erano affrettati a consegnare i curricula alla Stelliferi nella speranza di un lavoro. “Del resto, la multinazionale – ragiona Tomarelli – quando acquisisce aziende in giro per l’Italia mette il proprio marchio e realizza il prodotto finito. Solo a Caprarola non lo ha fatto. Una vera anomalia che ci lascia perplessi e delusi”.
La freddezza dell’atteggiamento della Ferrero deriverebbe non solo dai dubbi sulla tenuta del mercato ma anche dalle difficoltà nei collegamenti tra i Cimini e le principali arterie nazionali. “Molto dipende – continua il sindacalista – da come andrà il settore e da quanto incideranno sui costi i problemi legati alla viabilità”. Insomma, “per il momento – spiega il sindacalista – la multinazionale è intenzionata a occuparsi solo del semilavorato. Da anni la Stelliferi forniva la granella di nocciole, ora il colosso ha per così dire internalizzato la lavorazione ma niente di più”. Sui Cimini si continuerà la realizzazione e commercializzazione di granella, farina e paste di nocciole che partiranno per altri stabilimenti della multinazionale. “Faccio appello ai candidati al Parlamento e alla Regione. Una volta eletti – conclude Tomarelli – pensino a come agevolare la Ferrero affinché realizzi l’originario piano industriale”.
La domanda che mi faccio è perché avrebbe dovuto aprire il quinto stabilimento nazionale a Caprarola quando i consumi alimentari sono in calo e c’è una battaglia mondiale contro l’uso eccessivo di prodotti dolciari?
perche’ ha un mercato di sbocco da 8 milioni di abitanti e perche’ al porto di Civitavecchia stanno investendo mezzo miliardo di euro nel settore commerciale, la logistica laziale nei prossimi anni esplodera’. Le nocciole le prende in loco e il cacao lo importa dal porto di Civitavecchia. I prodotti finiti li smista nell’interporto di Orte. I numeri ci sono credo che qualcuno dovrebbe cominciare a dialogare anche con la Nestle’, chissa’…